NIBIRU - Qaal Babalon

Argonauta
Due anni separano questo nuovo album in studio, Qaal Babalon, dei Nibiru dal precedente Padmalotus uscito nel 2015. Durante l’attesa tra i due lavori si sono susseguiti un ep nel 2016, Teloch e il Roadburn Documentary del 2017. La band italiana nel frattempo è cresciuta in modo considerevole, divenendo ormai una consolidata realtà internazionale della scena underground. La sempre attenta e grande Argonauta Records, definisce il genere proposto dalla band come Ritual Doom Sludge e non possiamo che esserne d’accordo. Questo disco presenta quattro brani per quasi un ora di musica ritualistica. Un viaggio particolarmente profondo, dannatamente oscuro e disturbante. Atmosfere funeree, catacombali il cui sentore di morte si può avvertire fin dall’iniziale Oroch, che con i suoi quasi venti minuti di durata, mette seriamente alla prova chi decide di inoltrarsi dentro questo allucinante viaggio preparato alla perfezione da questa destabilizzante band.

Ritmi plumbei, a tratti anche furiosi fanno di questa prima traccia un lungo e ritualistico inno alla sofferenza e al soffocamento dell’anima. Continuando imperterriti e quasi impauriti da tanta,lenta violenza, troviamo Faboan, il brano meno psichedelico e più metal, rispetto agli altri. Una traccia malata, marcia e mentalmente squilibrante. Un'altra traccia di cui “aver paura” è sicuramente la terza e micidiale Bahal Gah, qui la parte psichedelica è predominante. Sedici minuti di puro terrore e sofferenza sonora. Si va a chiudere questo lavoro con l’ultima Oxex, dove gli ultimi undici minuti sono come un viaggio di sola andata verso l’inferno, da cui non si potrà più fare ritorno. Segnaliamo inoltre l’utilizzo della lingua italiana, da puro brivido. Raramente si trovano album del genere, che lasciano un senso di panico e ansia dopo l’ascolto. Brividi che scendono lungo tutta la schiena rimangono per ore. Il bello di questo lavoro è che risulta molto affascinante, stupendamente pauroso, in altre parole unico. 

Voto: 10/10

Sandro Lo Castro