ENZO AND THE GLORY ENSEMBLE - In The Name Of The Son

Rockshots
Enzo Donnarumma, artista originario di Gragnano, Napoli, nel tempo è riuscito grazie al suo immenso talento a collaborare con artisti grandiosi quali: Orphaned Land, Marty Friedman, Ralph Scheepers i primi che ci vengono in mente. Si presenta adesso in questo 2017 con un lavoro particolare, intenso e spirituale potremmo dire. Il disco in questione prende il titolo di In The Name Of The Son. Lavoro che vede al suo interno una sapiente miscela di svariate sfumature sonore che vanno dal classico heavy metal al progressive, passando poi per il symphonic rock, con parti prettamente orientali, arabe quasi. Lavori di questa portata ne escono davvero pochi. Basato principalmente sulla ricerca spirituale di matrice cristiana. Cosa che gli fa onore, non tutti riescono a far entrare tematiche cristiane in un certo contesto rock/metal. Ma lui riesce ad infondere una certa aura quasi angelica nelle proprie composizioni, senza rinunciare a quelli che sono gli schemi strumentali del genere metal. Partendo dall’iniziale Waiting For The Son, si entra in un mondo non terreno, fatto di epicità, ricerca di pace, ma anche saper con forza e vigore risalire la china quando si cade. Con la seconda Tower Of Babel possiamo gustarci tutta la magniloquenza e la classe di questo compositore polistrumentista italianissimo.

Brano che tira fuori una splendida carica metal di classe sopraffina. Cosa che si amplia ancora di più nella seguente e rocciosa Luke 128, qui siamo di fronte ad un brano prog fino al midollo. In Psalm 8 la fanno da padrone dei magnifici cori orchestrali, oltre ad un tappeto sonoro particolarmente intricato. Andiamo a riposarci con la stupenda e leggera Glory To God, dove possiamo capire tutto interesse verso questo speciale concept a cui ci indirizza il nostro Enzo. Nella sesta traccia fa capolino Kobi Fahri degli Orphaned Land, il che rende il tutto aancora più intrigante e “orientale”. U brano evocativo è sicuramente Magnificat, dove si scorge anche una certa voglia di scoprire quasi il “Divino”. Altra traccia stracolma di potete metal, Isahia 53, con le sue proverbiali cavalcate metalliche. Mattewh 1125, mette sempre in mostra un gusto particolare e intenso nelle composizioni dal gusto epico ed ancora una volta evocatico e positivo. La parte più furiosa e quasi death metal nella forma, con tanto di growl la si può trovare in The Trial. Dopo una fugace e breve The Eternal Rest, vanno a chiudere questo capolavoro di musica contemporanea:Te Deum e If Not You, dove nella prima ritroviamo ancora la verve metallica e nell’ultima una degna ppositiva chiusura per un viaggio da affrontare con tutta serenità, dall’inizio alla fine. Una sola parola: Grande. 

Voto: 10/10

Sandro Lo Castro