ADAGIO - Life

Zeta Nemesis
Dopo una lunghissima sosta di quasi 8 anni, gli Adagio tornano sulla scena musicale con una formazione per metà rinnovata e con il chiaro intento di proporci qualcosa di davvero innovativo. I 6 di Montepellier creano uno stacco chiaro e diretto con quella che è stata sin’ora la loro ricca produzione, sin’ora elaborata; da sempre attenti a quello che era l’aspetto propriamente estetico. Con l’album “Life” invece si lasciano andare meno al baracco musicale e ci presentano un album più concreto composto da 9 inediti tutti di lunga durata. Il loro è un sound davvero particolare ha sicuramente una base di progressive ma ci propone un symphonic con sprazzi di power, tutto questo arricchito dal tema epico che gli fa da sfondo per tutta la durata. Prodotto dalla Zeta Nemesis Records di Stephan Fortè, chitarrista e fondatore del gruppo è stato anticipato dal brano “Subrahmanya”, uscito a dicembre. Tutti le canzoni presentano un intro soffusa e soft che poi esplode nel ritornello, e cambia a più riprese, da non tralasciare l’apporto immenso del vocalist Carpenter che si impegna a lasciare una traccia indelebile nel lavoro. I pezzi presentano una double face, prima soft rock o etnica che poi mostra con lo scorrere dei minuti il lato metallaro e scatenato. La title tack che apre il tutto sembra voler riassumere tutte le emozioni che il genere umano è in grado di provare, passa dalla paura, all’inquietudine, all’attesa e poi alla gioia e alla forza, si propone in realtà di riassumere i fondamenti dell’opera.

All’apertura dall’atmosfera cupa si sostituisce una sorta d’attesa che si fa spettacolare nell’esplosione del ritornello che sembra liberare l’energia, al sesto minuto si cambia ancora con un giro di hammond delizioso ed elaborato che sfocia in un epico tutto da godere. All’apparenza cambia il movimento di “The ladder” ma rimane viva la linea portante, con una matrice epica evidente, ponete attenzione alla pregevole sezione strumentale centrale. Di seguito ascolterete il brano che ha anticipato la raccolta, uno dei più riusciti senza dubbio, introduzione dal dolce profumo orientale che ci offre un viaggio mentale in una dimensione propriamente etnica, in seguito si scatena la sezione ritmica che l’ accompagna sino alla chiusura, performance vocale a due voci, bella. Brano sicuramente composto per l’immediatezza “The Grad Spirit Voyage” crea un effetto suggestivo nel ascoltatore che non deve pensare troppo ma solo sentire, avvertire anche qui troviamo l’Hammond, tratti peculiari del disco. Da qui prende forma la seconda parte dell’album che essenzialmente non aggiunge nulla di nuovo, non sperimenta ma gli dona enfasi e pregio, con “Darkness Machine” si infittisce il mistero così come si rende evidente l’aggressività del vocalist qui più incisivo che altrove. Arriva la power ballad “I’ll possess you”, Carpenter mette in mostra tutta la sua tecnica vocale mentre suona sullo sfondo la sinfonia del pianoforte che emoziona. Il sogno fa da padrone in “Secluded within myself”, meraviglia stupore ed emozione per la vera ballad del disco “Trippin’away”, non si riesce a trovarne il difetto c’è solo da appassionarsi. Chiude “Torn” anch’esso travolgente. Dopo tanto tempo ciò che si evince è una vera e propria rinascita in una produzione di qualità, curata che non si perde in tanti fronzoli ma giunge dritta all’obiettivo di fare buona musica. Ottimo ritorno e Bonne chance aux enfants! 

 Voto: 7,5/10 

Angelica Grippa