BEASTMAKER - Inside The Skull

Rise Above
Nuova formazione californiana scoperta dalla Rise Above Records di Lee Dorrian dei Cathedral. E vi lascio indovinare di che proposta musicale si tratta. Trattasi ovviamente di classico Doom Metal, con vocals profondamente influenzate da Ozzy e Bobby Liebling, riffs sabbathiani cadenzati e tanto tanto amore per le sonorità affini ai 'Sabs' come ai più classici Pentagram e Saint Vitus. Ma il bello è la vena psichedelica della loro proposta musicale, rimarcata e visibile anche in senso iconografico, con il loro logo 'old-fashioned' bello sanguinolento da titolo di locandina di B-Movies della Hammer, e delle belle immagini di copertina... sempre Simil-Hammer. Esistono oggi molte bands adepte al verbo del Doom Metal classico, che anche se parecchio "tenebroso" e "cimiteriale", è da molti estimatori spesso considerato più accessibile e meno ostico di altri generi di estremismo sonoro come il Grind e il Death Metal. Basti pensare a bands riconosciute a livello internazionale come Orchid, Kadavar, Brutus... Beh, i Beastmaker sono sullo stesso buon livello, ma hanno dalla loro anche una discreta dose di spirito di sintesi. Difatti, anche se tutti i piacevoli elementi del Doom settantiano sono presenti nella loro musica, la durata dei loro brani non va oltre i 5 minuti scarsi, per un dischettino che... MIRACOLO... non è eccessivamente né inutilmente prolisso, durando in tutto una quarantina di minuti scarsi.

Sarà considerata questa una blasfemia nel mondo del Doom Metal? Boh... piuttosto, se si vuol parlare un po' dei pregi di questo secondo loro album, si può innanzitutto iniziare con un ottimo gusto melodico mostrato dal chitarrista, mostrato ad esempio nella parte solista di "Now Howls The Beast", o delle sporadiche ma belle parti di chitarra effettata che danno l'atmosfera psichedelica di cui parlavo prima... oppure si può parlare di quello che è il riff più terremotante ed assassino di tutto il pur valido album, quella "Of God's Creation" che pare ricalcare da molto vicino la biblica "All Your Sins" dei Pentagram. Comunque, si può dire che per ora non ho tracce preferite perché pare tutto un bel disco, avendo ogni canzone le sue carinissime particolarità, e si può terminare con il rimarcare una produzione perfetta che più non si può, pur apparendo sufficientemente sanguigna e viscerale (e quindi mooolto settantiana). Insomma, nonostante sia basato sugli schemi sabbathiani triti e ritriti che tutti i dooomsters conoscono bene, un disco davvero buono, di cui caldeggio l'acquisto e non solo ai Doom fans e/o ai Sabbath fans... ma un po' a tutti, assieme anche al loro esordio discografico "Lusus Naturae" dell'anno scorso. Nella mia umile opinione, se siete eccessivamente ostici al Doom, questo dischetto potrebbe anche farvi cambiare idea, per quanto è piacevole all'ascolto. Sono sicuro che non resisterete neppure ad un riascolto continuo fino alla consumazione totale... dovendolo poi ricomprare. 

Voto: 9/10

Alessio Secondini Morelli