SKYCLAD - Forward into the Past

Listenable
Un ritorno attesissimo per gli amanti del folk metal, quello degli Skyclad: dopo ben otto anni di silenzio discografico, la storica formazione britannica guidata dalla voce di Kevin Ridley rilascia "Forward into the Past", un album energico e coinvolgente che con le sue melodie goliardiche fa venir voglia di stappare una birra e saltare a ritmo di musica. Il caso vuole che io non beva birra, ma gradisca il buon vino: dunque apro una bottiglia di primitivo di Manduria, mi verso un bicchiere e mi accingo all'ascolto. Energici colpi di Tom aprono l’intro “A Storyteller’s Moon”: gli altri strumenti e la voce entrano poco dopo, e nella mia mente, complice il mio buon bicchiere di primitivo, prende subito forma la suggestiva immagine di un cantastorie che si aggira per le strade di un’altra epoca con un’intera band heavy metal al seguito. Sulle note di “State Of The Union Now”, invece, il mio viaggio mentale prosegue in un garage di fine anni ’80 in cui la band sta dando vita ad un curioso ibrido, un brano punk con inserti folk e lyrics in anticipo di circa un trentennio (il secondo bicchiere di primitivo sta facendo egregiamente il suo lavoro, me ne rendo conto).

Le successive “Change Is Coming”, “Starstruck?” e “A Heavy Price To Pay” mi trascinano in un tipico pub delle Midlands in cui si festeggia la vittoria della squadra locale tra boccali di birra e pogo selvaggio. Il mood si fa più introspettivo con “Words Fail Me”, un brano che si sviluppa in un coinvolgente crescendo dinamico con un ritornello molto catchy e un inciso di violino che rimane in testa per ore. Come suggerito dal titolo stesso, con “Forward Into The Past” la macchina del tempo riparte, diretta ancora una volta verso quello scantinato di fine anni ’80 in cui si suona un estroso punk rock con inserti folk. Un’improvvisa virata spazio-temporale della macchina riporta ai tempi dei menestrelli e delle loro storie, sulle suggestive note dell’intermezzo strumentale “Unresolved”. Con la successiva “The Queen Of The Moors” si torna a pogare e a bere birra in uno spensierato pub britannico, in compagnia degli amici di una vita. “Last Summer’s Rain” è un brano che, senza discostarsi troppo dall'originaria matrice folk, abbraccia sonorità più moderne e sembra strizzare l’occhio al prog. Con "The Measure" la macchina del tempo fa un rapido balzo negli anni '80/'90 ammiccando al thrash metal, per poi tornare sul binario dell'heavy/folk sulle note della ballad "Borderline", fermandosi infine sul folk più puro con l'outro "A Storyteller's Moon" che riprende, seppur con un diverso arrangiamento, la melodia dell'intro chiudendo simmetricamente l'album. Il mio viaggio immaginario finisce qui, tra gli ultimi sorsi di un ottimo primitivo e le ultime note di un disco variegato e godibilissimo, spensierato nella musica quanto impegnato nei testi. Ed io ho imparato che un connubio improbabile, come quello tra vino pugliese e folk metal britannico, può far viaggiare la mente come poche cose al mondo. 

Voto: 7/10

Sam A.