MIND MAZE - Resolve

Inner Wound
Che dire di questi statunitensi MindMaze, alla terza prova su fill-length album? Che sono preparati ed ispirati. Che infarciscono il loro Metal con elementi prog ed eclettici senza mai apparire anacronistici o legati al passato. Che nonostante il Power Metal sia inflazionato, dimostrano di avere oltre a squisite doti tecniche, un ventaglio di influenze che varia molto, dalle atmosfere acustiche come nell'iniziale Reverie ad alcune parti elettroniche insite in alcune intro. La cantante-flautista (!) Sarah Teets cerca di mantenersi lontana dagli stereotipi dei vocalizzi epici tanto sfruttati nel settore, e cerca quantomeno di esprimere stati d'animo molto personali. E questo in un disco metal è senz'altro apprezzabile. La musica segue di certo il mood generale di ogni brano, dove vengono comunicati stati d'animo come tristezza, risentimento, ma anche aspettative tipiche dell'essere umano, come in "Fight The Future" invettiva contro l'impossibilità di cambiare il proprio destino. La perizia musicale del quartetto delizia e ci regala molta energia ma anche stati d'animo parecchio cangianti, con la presenza di ben tre strumentali.

Ho apprezzato particolarmente il modo in cui diversi accenti sono inseriti nel contesto di ogni singolo brano, non disdegnando mai l'energia e certo tipo di refrain melodici ed epici tipici del Power più classico. Di sicuro i nostri hanno dalla loro una certa propensione alle atmosfere tipiche del prog, e probabilmente qualche influenza Queensrÿche si delinea nel loro spettro sonoro, alquanto ricco. Consiglierei l'ascolto a chi si voglia affrancare da certi castranti cliché tipici dei generi power e metal classico, e voglia spaziare invece in un contesto senza paraocchi (o dovrei dire senza paraorecchie?). Belle le parti di tastiera, che spesso e volentieri sono lasciate da sole a contrappuntare il passaggio tra un brano e l'altro. Anche se non mancano episodi più tirati e incazzosi come l'energica "Abandon" o la rigorosa cavalcata "Twisted Dream". Ricordo su una vecchia rivista metal di fine anni '80 del ventesimo secolo l'artificiosa ma azzeccata etichetta "intellectual metal" appiccicata ai Queensrÿche. Probabilmente già dopo il primo ascolto di questo "Resolve" potremmo di certo affibbiare qualcosa di simile alla proposta dei MindMaze. Fosse più sfruttata la mentalità Prog all'interno del Metal, in modo non stucchevolmente manieristico e legato al passato, ma aggiornata al presente come melodie e gusto musicale, di sicuro il risultato non sarebbe mai tanto dissimile all'operato di questi MindMaze. Promossi per l'emotività e il contesto di ecletticà di stilemi musicali e di stati d'animo. 

Voto: 8/10

Alessio Secondini Morelli