Dragonheart |
Come un ciclone tornano le colonne del power nostrano White Skull, ci sono voluti cinque anni per il seguito di “Under this flag”, ma questo disco, è un magnifico esempio di power sinfonico, di pura marca nostrana di altissima qualità.
La coerenza di fare grandi dischi da parte di questa corazzata metal nostrana è un segnale da prendere nota, che l’amore per certe sonorità dure fatte con classe e personalità non è da tutti, ma bisogna metterci impegno e coerenza; l’opener è l’orchestrale e strumentale “Endless rage” che poi ci butta a capofitto nello speed/power sinfonico di “Holy warrior”,con doppia cassa, chitarre ad opera della coppia Tony “mad” Fontò e Danilo Bar scintillanti e asso come sempre che da carico in più alla formazione è la grande Federica “sister” De Boni, una singer con attributi fumanti, che spinge in alto i brani con interpretazione maiuscola; provate a dire di non farvi coinvolgere dal brano “Will of the strong”, che ne è la titletrack, assoli puliti, carica metal potente e cori nel ritornello a dare ancora più enfasi per tutto il disc; ,grandissimo anche i brano pieno di passione metal e emozionante “Lady of hope” dedicato a Eva “Evita” Peròn ;speranza dell’argentina e donna simbolo.
Il brano “Metal indian” è una cavalcata punteggiata da percussioni, e un ritornello da brivido, per poi esplodere in un brano speed metal nella parte centrale; un brano che fa vedere un’altra faccia della medaglia della band nostrana è la ballad “Sacrifice”,che è semiacustica con parti che profumano di prog e la nostra Federica da ancora grande prova di essere una singer di razza alternando vari registri vocali tra pathos e emozionalità; a chiudere il cerchio il brano heavy/power “Warrior spirit”; le tastiere sono un elemento fondamentale del gruppo che dipingono scenari epici con le orchestrazioni ;la produzione a cura di Pierluigi Stevanini e i suoi New sin di Loria(Tv) danno brillantezza e potenza a tutto. Un disco eccellente, che da ancora più spinta non solo ad un gruppo che si è guadagnato sul campo tutte le medaglie orgogliosamente, ma che è una bandiera in Europa del metal tricolore di altissima qualità, sarebbe veramente un peccato non prendere questo capolavoro.
Il brano “Metal indian” è una cavalcata punteggiata da percussioni, e un ritornello da brivido, per poi esplodere in un brano speed metal nella parte centrale; un brano che fa vedere un’altra faccia della medaglia della band nostrana è la ballad “Sacrifice”,che è semiacustica con parti che profumano di prog e la nostra Federica da ancora grande prova di essere una singer di razza alternando vari registri vocali tra pathos e emozionalità; a chiudere il cerchio il brano heavy/power “Warrior spirit”; le tastiere sono un elemento fondamentale del gruppo che dipingono scenari epici con le orchestrazioni ;la produzione a cura di Pierluigi Stevanini e i suoi New sin di Loria(Tv) danno brillantezza e potenza a tutto. Un disco eccellente, che da ancora più spinta non solo ad un gruppo che si è guadagnato sul campo tutte le medaglie orgogliosamente, ma che è una bandiera in Europa del metal tricolore di altissima qualità, sarebbe veramente un peccato non prendere questo capolavoro.
Voto: 9/10
Matteo ”Thrasher 80” Mapelli