DGM - The Passage

Frontiers
Una notizia che scalda i cuori degli amanti del rock nostrano di grande qualità è stata l’uscita nel 2016 del 9^ capolavoro degli DMG, intitolato “The Passage”, un disco tanto atteso da chi con chi più di 20 anni di carriera ha superato numerose difficoltà; prima fra tutte il continuo cambio di line-up, basta pensare che in questo lavoro non ha partecipato nessuno dei fondatori, questo per farci capire le intricate vicissitudini. E’ una band che da sempre porta in alto il progressive metal nostrano intriso però di elementi Hard Rock, inoltre sempre tesi alla ricerca melodica con un forte carico emozionale. E’ importante sottolineare che l’entrata di Mark Basile all’interno della band ha incrementato la qualità del gruppo e che questo pare essere il primo vero album di maturità e consacrazione. Avevano dato a vita a vari progetti già di buona qualità ma dovevano essere affinati, ora abbiamo tra le mani un album di rara bellezza ed energia. Punti di forza oltre all’incantevole vocalist Basile sono Simone Mularoni, uomo di grande talento produttore e chitarrista della band e le numerosi ospitate che innalzano il livello della sperimentazione. La portata del tutto è evidenziata dal passaggio dalla label Scarlet al colosso Frontiers. Analizziamo nel dettaglio il disco che si apre in modo originale con una suite intitolata “The Secret”, con due pezzi appunto chiamati “part 1” e “part 2” dalla durata complessiva di circa 15 minuti. Questi due movimenti distinti sono la parte più pregiata dell’intero lavoro, tutto ricercato un mix potente di energia e melodia, la voce di Basile appare sempre dosata e ficcante al momento giusto, se non fosse per lo stacco apparirebbero un tutt’uno. La grande qualità continua con la terza traccia “Animal” che ha sull’ascolatore un effetto assoluto poiché intriso di Hard Rock possiamo già immaginare che sia uno dei più proposti nei concerti live. Arriva la prima illustre ospitata, in “Ghost Of Insanity”, dove l’incredibile voce di Basile si affianca a quella di Tom Englund, leader degli Evergrey, il duetto scuote l’attenzione di chi ascolta sottolineando che questo è un lavoro che non appare ripetitivo e scontato.

Segue un altro pezzo veloce e grintoso “Fallen” che possiede uno dopo l’altro gli elementi di un vero pezzo power/progressive, ah che delizia; poi di seguito la title track che a dire il vero non sconvolge ma sottolinea ciò che detto sin’ora, e a questo punto che l’ascoltatore può avvertire un senso di ripetitività ed ecco la scelta azzeccata di proporre un’ottima ballad “Disguise”, note malinconiche , un brano si semplice, ma emozionalmente elevato, peccato duri solo 2 minuti poiché il livello di coinvolgimento è davvero elevato. Grande attenzione nella sezione ritmica dei due brani che seguono “Portrait” e “Daydreamer”, ritorna l’elemento energia la prima, parte alla grande in modo sprizzante cambi di tempo veloci a cui la performance vocale pare adattarsi a perfezione con un chorus passionale, sempre più veloce non pare arrestarsi; mentre il secondo ancor più bello a mio parere ci propone una trama più complessa non di facile ascolto, ma prende a partire dalla parte cantata, il ritornello ci propone una melodia più passionale rispetto alle strofe invece più aggressive e l’assolo di chitarra che segue è a dir poco splendido. Seconda ospitate eccezionale in “Dogma”, qui Michael Romeo porta una carrellata di elementi tipici del rock d’oltreoceano, del resto è risaputo che la musica americana ha da sempre ispirato i DGM, e con questo brano non appaiono distanti da questa produzione. Basile fa ancora una volta sfoggio delle sue doti eccezionali. Chiude come spesso succede la raccolta, una ballad, “The Sorrow”, anch’essa intrisa di malinconia appare questo in fondo il modo migliore per sigillare un lavoro che merita un forte applauso e dona speranza a chi come me è convinto che madrepatria offre numerosi lavori qualitativamente in nessun modo inferiore a ciò che più di qualità viene proposto a livello internazionale, l’effetto della voce in quest’ultimo pezzo è da brivido, chiudete gli occhi ed emozionatevi. Cosa dire, chitarre sprizzanti, non un concept album come hanno sottolineato i membri, ma i testi e il titolo sottolineano il loro vero intento, entrare fra le band che sono patrimonio nazionale del progressive , a mio parere lo sono già una musica così non può in nessun modo essere sottovalutata, allora bravissimi e al prossimo ricercato lavoro. 

Voto: 8/10 

Angelica Grippa