INGRANAGGI DELLA VALLE - Warm Spaced Blue

Black Widow
Una cultura consolidata unita ad una destrezza musicale senza paragoni danno vita ad un progetto sperimentale pregevole che permette di dar lustro al panorama musicale nostrano contemporaneo. Ladies and Gentlmen vi presento con profonda ammirazione “Warm Spaced Blue”, con etichetta nostrana la “Black Widow Records”, di un gruppo capitolino composto da 7 musicisti che pongono la qualità e l’emozione in cima alle loro priorità.Gli “Ingranaggi Della Valle” meritano di essere annoverati uno per uno, Mattia Liberati (Tastiera e voce), Flavio Gonnellini (Chitarra e voce), Davide Noè Savarese (Voce9, Shanti Colucci (Bateria e percussioni), Antonio Coronato (basso elettrico), Marco Gennarini (Violino) e Alessandro Di Sciullo (Chitarra, voce, tastiera); gente in grado di stupire ed elevare l’asticella della qualità musicale con un album che dettagliatamente narra un mondo intero e complesso. La band tre anni prima, con “In Hoc Signo”, album d’esordio si era imposta a critica e pubblico, con raffinatezza esplorava la gloriosa tradizione del progressive Rock italiano ponendo già le basi jazzistiche che nell’ultimo lavoro assumono dei tratti molto più definiti. Inoltre in questo nuovo elaborato album viene accentuata l’anima Rock, con elementi Fusion, tutti arricchiti da connotazioni Jazz e sfumature psicadeliche anni ’70. Vogliamo parlare dei temi, mai banali, interessati, che mostrano con chiarezza l’immensa cultura che supporta la band, se nel lavoro precedente affrontavano con maestria l’argomento religioso e storico delle Crociate, ora un argomento potente si mostra all’orizzonte, la mitologia prodotta dai racconti della penna di Lovecraft. Assistiamo ad atmosfere cupe, tenebrose che creano un senso di imprigionamento nell’ascoltatore che si ritrova sotto una cappa torbida, esperimento riuscito appieno in chiave musicale. Entriamo nei particolari dell’opera, composta da una suite che si articola in una trilogia chiamata “Call for Cthulhu”, dedicata a questa divinità aliena, risulta così suddivisa: Brano di apertura, “Call for Cthulhu-Orison”:Cthulhu, dio che nell’interpretazione junghiana rappresenta l’ombra, viene evocato in vari modi poiché imprigionato negli abissi, econfida in una prossima ed auspicata liberazione. L’introduzione carica di tensione scandita dal violino si interrompe in modo repentino con l’utilizzo di tastiere, e il flauto impreziosisce il tutto. Solo l’epilogo ospita la voce del neo-acquisto, Davide Savarese, dove uno scambio di assoli di chitarra chiude la traccia. Secondo capitolo, “Call for Cthulhu-Through the Stars”: interamente strumentale, descrive accuratamente la visione onirica della città di R’Lyeh, dove il dio attende di essere riportato sulla terra; interventi chiaramente elettronici, il brano più dark dell’intera raccolta, evidente il collegamento con il mondo del paranormale, ci si sente schiacciati, si viaggia su questo sound per tutti i 3 minuti della durata.

Ultimo capitolo è “Call for Cthulhu- Promise”: Simmetria di condizione fra la divinità e un prigioniero, che premedita la sua vendetta che avverrà solo quando la società sarà pronta così come riemergerà dalla città sepolta il dio. Mix di melodia caratteristica e atmosfere horror, introduzione soft con chitarra acustica e voce, tutto si eleva in un crescendo accompagnato da un assolo di flauto degno di nota. Chiusa la saga destano particolare attenzione anche gli altri tre brani che compongono la tracklist, “Inntal” che narra una popolare leggende austriaca, nella valle del fiume Inn dove un giovane forestiero su suggerimento degli abitanti del luogo si mette alla ricerca di una giovane vergine il cui fantasma riemerge ogni anno dal fiume; ignaro del fatto che sarà solo la prossima vittima del sacrificio che compiono annualmente in nome della ragazza morta. Contraddistinta da cambi di tempi repentini con trame musicali innumerevoli, un vero Rock Pure che prende forma in 10 minuti di qualità musicale assoluta. Un capitolo a parte merita “Lada Niva”dove le fa da padrone il sentimento nostalgico di un anziano che non riesce a distaccarsi dalla vita terrena, attraverso il pensiero della propria auto ripercorre i momenti chiave della propria vita; anche qui inizio soffuso, colpisce più di altre l’ascolatore poiché meno sperimentale, ma l’assolo di Gonnellini è magistralmente mozzafiato. Dopo aver affrontato tutti i mostri che si incontrano nel viaggio arriva il brano dove ciò che si combattte sono i mostri interiori, forse i più resistenti, parla di vera e propria rinascita “Ayida Wedo” con sezione ritmica a mio parere perfetta che supporta una performance strumentale raffinata e suggestiva, la capacità di provocare contemporaneamente sentimenti passionali e di inquietudine resta davvero sconvolgente. La voce di Davide Savarese risulta sempre all’altezza, si adatta alle atmosfere dell’album in modo assoluto, una vera perla che si snoda brano dopo brano, esecuzione dopo esecuzione. Sono questi gli album che permettono l’evoluzione della musica e già per la sola sperimentazione merita un voto altissimo. Non possiamo che rimanere affascinati e sorpresi dinnanzi a questo lavoro dalle mille sfaccettature, sicuramente per comprenderlo affondo ci vorranno più ascolti poiché complesso. Non posso che dargli merito, Musicisti di Prima Scelta!

Voto: 9/10

Angelica Grippa