FROM THE DUST RETURNED - Intervista alla Band


Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

(Alex) Homecoming è un ep di 6 tracce che cerca di fondere il sound del progressive anni ’70 con sonorità più moderne. Continui cambi di atmosfere e suoni insieme all’alternarsi di strumenti e voci contrapposte sono la prerogativa delle nostre canzoni. Elementi heavy metal, hard rock, psichedelici e progressive si fondono per ricreare un sound piuttosto personale.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

(Alex) La nostra band nasce da una mia idea, che proposi immediatamente a Marco, cantante dei Sumera e ad altri membri, che oggi non fanno più parte della band. Dopo l’arrivo di Miki al basso, la nostra line-up si è saldata proprio durante le registrazioni dell’album, con l’arrivo di Danilo alle tastiere e di Cristiano alla batteria, entrambi membri dei Graal.


Come è nato invece il nome della band?

(Marco) Il nome della band è stato scelto da me ed è ispirato al titolo di una novella fantasy di Ray Bradbury, “From the dust returned” (2001). Ho trovato questo nome piuttosto adeguato al momento particolarmente difficile da cui stava uscendo Alex.

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla* *quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

(Marco) I nostri testi sono incentrati sui problemi della mente, sui disturbi psichici. La mente è un campo vasto da cui attingere interesse, curiosità e miriadi di sfumature che possono dar vita ad un modo molto interessante di comporre musica. In Echoes of faces parliamo di schizofrenia, in Wipe away the rain di depressione, in Sleepless di clinofobia, in Harlequeen di egoismo ed in Glare di quello che rappresenta uno dei maggiori disturbi della mente, la paura di amare. Sono temi che hanno sempre affascinato me ed Alex.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

(Alex) Nel disco ho cercato di far confluire e convivere i molteplici background musicali di ogni membro, visto che ognuno di noi proviene ed ama generi musicali diversi. Io sono un tenore, Marco è il cantante di una band grind/hardcore, Miki è un accanito fan del black metal, Danilo ama il progressive degli anni ’70 e Cristiano è un puro batterista hard rock anni ’70. Elementi heavy metal che si fondo con psichedelia e progressive, per cercare di creare un sound che passi dal progressive old school a suoni più moderni. La colonna portante delle nostre canzoni è il costante dualismo tra strumenti e voci, l’alternarsi continuo di chitarre acustiche e chitarre elettriche, tra la mia voce pulita ed il growl di Marco.

Come nasce un vostro pezzo?

(Alex) Quando scrivo un pezzo innanzitutto cerco di capire di cosa voglio parlare. Anche se nasce sempre prima la musica del testo, so già quale sarà il tema che voglio affrontare e cerco di fare in modo che la musica nasca esattamente seguendo le emozioni, le sensazioni, i sentimenti che quella tematica genera. Ad esempio in Echoes of faces ho cercato di parlare di schizofrenia ed ho cercato immaginare questo sdoppiamento di personalità all’interno della stessa mente. La canzone rappresenta la mente stessa e i momenti orientali del brano rappresentano il disturbo in sé che si insinua nella mente. Chiaramente l’alternarsi di strumenti e voci non rappresenta altro che le due personalità ed le diverse fasi sensoriali che quel disturbo comporta. Tecnicamente, prima registro una guida del brano e poi la arrangio insieme a Danilo e Miki, lasciando ovviamente a tutti campo libero per poter esprimere le proprie capacità ed i propri sentimenti.


Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un* *punto di vista tecnico che emozionale?

(Alex) Personalmente sono piuttosto legato a Wipe away the rain, perché è il primo brano che ho composto per questo progetto, quando ancora la band non esisteva ed è il brano con cui abbiamo iniziato a creare il nostro feeling compositivo con Marco e Miki. Credo però che il brano a cui siamo legati maggiormente come band sia Echoes of faces e probabilmente perché è stato il brano in cui ci siamo espressi al meglio e che ci ha dato la splendida sensazione di riuscire a creare il sound che desideravamo.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

(Marco) Le band che ci hanno influenzato maggiormente sono davvero molte, direi dagli Opeth ai Sepultura, dai Pink Floyd ai King Crimson, dai Paino of salvation agli Emerson Lake & Palmer. Però più che essere influenzati da alcune band in particolare direi che abbiamo cercato di far sentire sulle canzoni il background di ognuno, creatosi con la musica che ci ha cresciuti e che abbiamo studiato.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?  

(Marco) Per il momento non ci dedicheremo ai live, preferiamo continuare il lavoro in studio, che sta dando vita al nostro secondo album. L’album viene promosso coadiuvati dalla nostra etichetta (Sliptrick Records) via web, nei maggiori siti di streaming e download musicale, Spotify, iTunes, YouTube, Deezer, Bandcamp, etc… Senza chiaramente dimenticare la forza che hanno oggi i social network. Sono stati organizzati anche delle serate, grazie a VGS guitars e Optima strings, di cui Alex è endorser.

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

(Alex) Non è in programma niente del genere, ma è in programma l’uscita di una piccola sorpresa che abbiamo preparato per i nostri fan più vicini, però non voglio anticipare nulla.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

Crediamo che la scena musicali italiana offra delle realtà incredibili, realtà che meritano di cavalcare palcoscenici internazionali. C’è tanta tanta tanta ottima musica di altissima qualità. Il nostro underground è di altissimo livello. Come band incontriamo diverse difficoltà, in primis la cattiva abitudine di non dar spazio e attenzione alle novità. In Italia si fa poca educazione musicale, si sceglie la via facile, quella commerciale da bruciare in pochi anni, i locali scelgono le band in base ai fan che portano come clienti e c’è troppa poca abitudine all’ascolto. Bisogna avere molta pazienza.

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

(Marco) Credo che internet sia un problema ed un grande aiuto allo stesso tempo. Ha chiaramente tagliato le vendite dei dischi fisici, a favore dei download spesso gratuiti e qui potremmo aprire un dibattito sin troppo lungo sulle vere cause di questo fenomeno. Ma è anche un grande aiuto, perché ci permette di essere ascoltati in tutto il mondo, permette una promozione di ampio raggio senza particolari costi. Qualche anno fa tutto questo era impensabile. Oggi basta un click per essere ascoltati a migliaia di km di distanza.


Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

(Alex) Forse il vero talento sta nel riuscire a comporre una canzone in base alle proprie esigenze di espressione. Il talento a parer mio va messo a disposizione dell’emozione, deve essere un mezzo per aiutare la comunicazione e non fine a sé stesso. Credo che la nostra musica ci aiuti a fare questo e ci sentiamo piuttosto liberi di esprimerci.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

(Alex) Diversi! Personalmente vorrei poter collaborare con Akerfeldt, ho grande stima ed ammirazione per lui.

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

(Marco) Speriamo che il nostro disco vi piaccia e cercate di ascoltare cosa offre la nostra scena underground, aiutate le tante band valide che esistono nel nostro panorama perché meritano di poter esprimere al meglio la loro musica.

Maurizio Mazzarella