CRIMSON DAWN - Intervista alla Band


Risposte di Dario (chitarra), Antonio (voce) e Luca (batteria): 

Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

(Dario) Chronicles Of An Undead Hunter è la nostra terza release ufficiale dopo il debutto “In Strange Aeons...” e l'EP “At The Cemetery Gates”. È un album a cui teniamo moltissimo, pensiamo che rappresenti la maturità artistico/compositiva di una band la cui lineup è stabile da molti anni. Non c'è un singolo brano di questo disco di cui non siamo più che orgogliosi. Musicalmente, si tratta di un disco di Epic Doom Metal che non disdegna di integrare influenze di altri generi, dal rock progressivo al folk, in una commistione di diverse sonorità che riteniamo molto personale.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

(Dario) I Crimson Dawn nascono nel 2005 come studio project mio e di Emanuele Rastelli dei Crown Of Autumn. Si trattava di un progetto nato per il piacere di lavorare insieme, dato che eravamo già da molti anni amici e fan l'uno dell'altro. La demo pubblicata all'epoca non ottenne i riscontri sperati e quindi il progetto fu congelato per qualche anno. Nel 2009, decisi di rimetterlo insieme e di trasformarne il concept da Epic Metal a Epic Doom. Emanuele non volle riprendere il suo ruolo ma mi diede la sua benedizione a proseguire. Così, uno per volta, raccolsi attorno a me i musicisti che tuttora fanno parte della band, dando inizio a una storia che continua e spero continuerà molto a lungo. 


Come è nato invece il nome della band?

(Dario) Inizialmente avrei voluto chiamare la band “Emerald Dawn”, doveva essere un doppio omaggio, da un lato a una storia da me molto amata di Lanterna Verde (il personaggio della DC Comics) e dall'altro ai Thin Lizzy, gruppo di cui sono un grandissimo appassionato. Poi, però, con Emanuele ci rendemmo conto che le sonorità erano troppo “guerresche” per un nome così “dolce” e sostituimmo al verde smeraldo dei prati d'Irlanda il rosso cremisi del sangue...

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

(Dario) I nostri brani sono generalmente racconti di quella che potremmo definire “dark fantasy”, un genere misto di heroic fantasy e horror che troviamo particolarmente in linea sia con le sonorità dei nostri brani, sia con la teatralità dei nostri spettacoli live. A volte può anche capitare di trattare argomenti più legati alla vita quotidiana: To Live Is To Grieve, ad esempio, è un pezzo che parla di depressione, di come possa essere un mostro veramente duro da sconfiggere. Ma in generale preferiamo raccontare storie e cercare di portare chi ci ascolta in un mondo magari più spaventoso, ma anche più sensato (e, in questo, rassicurante) di quello in cui viviamo.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

(Dario) Come dicevo, la nostra musica è un Epic Doom che si apre a molte influenze “esterne” al genere. In virtù di questo, i brani dei Crimson Dawn sono spesso più orecchiabili, meno “pesanti” rispetto a quelli di altri gruppi che hanno un approccio più estremo al genere. Sicuramente crediamo che la varietà delle nostre composizioni sia un grande punto di forza e che ci aiuti a distinguerci da band più “monolitiche” che magari, alla lunga, possono stancare...

Come nasce un vostro pezzo?

(Dario) Generalmente il primo passo lo compiamo io o Marco, l'altro chitarrista, anche se ci sono occasioni in cui anche Luca ha contribuito con idee o riff. Una volta messa giù una struttura di base, la presentiamo al resto della band e ognuno lavora all'arrangiamento delle proprie parti. Alla fine si tratta sempre di un lavoro di squadra. 

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

(Luca) Personalmente sono legato soprattutto a 2 brani: The Skeleton Key e Gaze of the Scarecrow. La prima mi piace perché mi da energia, la fischietto sempre ed e' immediata. La seconda è una semiballad con passaggi propriamente doom e mescola due cose che piacciono a me: la melodia e le tenebre del doom metal.

(Antonio) Sicuramente Dark Ride ha una componente evocativa unica, e l'inciso finale è un anthem che amo particolarmente, sarebbe un godimento immenso sentirlo cantare da tutto il pubblico ai concerti. Gaze Of The Scarecrow è sicuramente più intima e mi trasmette un senso di tangibile ineluttabilità che si esaspera nell'assolo finale, dove Emanuele esegue uno dei suoi assoli di tastiera che preferisco in assoluto. Ed infine anche per me c'è The Skeleton Key, che è più propriamente epica con il suo ritornello melodico e accattivante, e lo special medievale in italiano. Quest'ultima e Dark Ride sono quelle che tecnicamente mi hanno impegnato di più.


(Dario) Difficile scegliere, davvero. Personalmente amo molto tutti i pezzi del disco. Forse quello che mi ha emozionato di più al Doom Over Scania, dove per la prima volta li abbiamo suonati dal vivo, è stato Dark Ride. Lo considero il pezzo più epico e teatrale che abbia mai composto.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

(Dario) Direi sicuramente, su tutti, i Crimson Dawn hanno il debito maggiore nei confronti di Candlemass e Black Sabbath. Tuttavia, abbiamo incorporato nel nostro sound tante suggestioni e influenze differenti: dai Rainbow ai Bathory della loro fase più epica, dai Blind Guardian ai While Heaven Wept passando per Thunderstorm e Cathedral, fino ad arrivare al prog italiano anni '70. Personalmente sono un amante della musica heavy a 360° e credo che il sound dei Crimson Dawn sia molto personale proprio perché è fatto da una miscela di tante cose differenti.

(Antonio) Il mio contributo al sound della band dipende sicuramente dai cantanti che hanno ispirato il mio approccio alle vocals. Ma è anche vero che lavorare con i Crimson Dawn mi ha dato la possibilità di spaziare in atmosfere che mi sono sempre piaciute, ma che in precedenza avevo avuto modo di lambire solo marginalmente. Una grande ispirazione interna al genere l'ho trovata nell'inarrivabile Ronnie James Dio, ovviamente, della cui discografia però non sono un conoscitore approfondito, a parte le pietre miliari. Più precisamente i cantanti che adoro sono Freddie Mercury, Mike Vescera, Russel Allen, Minoru Niihara, Jorn Lande e Bruce Dickinson. Ma sono solo alcuni, dato che tendenzialmente apprezzo molto chi esprime una timbrica unica e personale, anche su generi molto estremi.

(Luca) Per me la risposta è scontata: CANDLEMASS. Senza ombra di dubbio sono loro la mia principale influenza. Da ragazzo ascoltavo molto thrash... Metallica, Slayer e Testament su tutti…. ma è stato il conoscere i Candlemass che mi ha aperto le porte a questo genere… Oltre alla band di Leif cito anche i TROUBLE, altra super doom band che ha fatto dei dischi veramente stupendi.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live? 

(Dario) Siamo di ritorno dalla fantastica esperienza del Doom Over Scania, in Svezia, e abbiamo in previsione un paio di concerti in Italia che annunceremo a breve. Dopodiché vedremo come muoverci, sicuramente per noi suonare dal vivo è sempre un piacere, ma siamo anche attenti a scegliere con cura i contesti in cui poterci esibire, perché i nostri live hanno una forte componente teatrale che ha bisogno di determinate condizioni, non sempre facili da trovare. Non parlo di cose assurde, ma diciamo che non possiamo suonare laddove non ci sia la giusta atmosfera, rischieremmo di castrarci da soli. 


E' in programma l'uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

(Dario) Magari! Sarebbe bellissimo, anche per la componente teatrale di cui accennavo più sopra. Al momento non è previsto niente del genere, ma sicuramente è un progetto che in un futuro non mi dispiacerebbe portare avanti.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

(Luca) La scena italiana è migliorata molto negli anni. Abbiamo band che possono tranquillamente competere con i grandi nomi che ci sono all'estero… Cito i Labyrinth, Lacuna Coil, i Black Oath… gruppi che all'estero fanno la differenza. Il problema è la logistica pessima che abbiamo qua da noi x far suonare le band, in questo siamo da terzo mondo.

(Dario) Io penso che le band italiane non abbiano niente da invidiare a quelle straniere. Purtroppo siamo danneggiati dall'assenza di strutture, come dice Luca, e dall'assenza di una cultura della musica dal vivo, che in Italia è decaduta costantemente fin dagli anni '80. In qualsiasi altro paese europeo ci sono più spazi e più gente ai concerti che da noi. Permane poi il problema dell'esterofilia che affligge buona parte dei metallari italiani. Ma non si può fare altro che rimboccarsi le maniche e andare dritti per la propria strada.

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

(Antonio) Internet è un canale molto importante per la promozione, e non credo che una band esordiente ne possa ricevere un reale danno. Anzi, non credo sia un reale danno nemmeno per le grosse band. Personalmente mi colloco vicino alla posizione dei Carcass, che ben prima della messa in vendita del loro ultimo album, lo hanno messo tutto in libero ascolto su Youtube. Noi nel nostro piccolo abbiamo sempre cercato di fornire delle corpose anteprime. Non è opponendosi al mondo che cambia che si risolvono le cose, ma cavalcando l'onda del cambiamento per sfruttare il vantaggio di essere in una posizione di avanguardia.

(Dario) Il problema di Internet è che tra molte persone si è diffusa una mentalità per cui “la musica deve essere gratis” che alla lunga ha finito per svalutare la musica stessa. Detto questo, è inutile cercare di riportare indietro le lancette, bisogna accettare che viviamo in un mondo del tutto diverso rispetto a vent'anni fa e prendere invece il buono che questa nuova situazione ci può dare. Ad esempio, la facilità con cui si possono intrecciare contatti con musicisti e promoter di tutto il mondo fa sì che le band, oggi, abbiano molte più chance di porsi su un mercato che non è più regionale o nazionale ma internazionale.

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

(Antonio) Trovo sempre bello poter cantare le canzoni dei Crimson Dawn, per lo stesso motivo cui accennavo prima. Essendo un genere specifico, ma con varie influenze da stili diversi che lo arricchiscono, posso interpretare una vocalità variegata e teatrale, esprimendo aspetti che in altre band non ho avuto modo di esplorare approfonditamente. Con questo non voglio dire che ero o sono limitato nelle altre band, ma che cerco per quanto possibile, di adattarmi al contesto musicale, al genere, che vado a interpretare, mettendomi al servizio della canzone, ma senza snaturare troppo la mia identità. Credo che si possa cogliere nei diversi lavori in cui ho cantato.

(Luca) Ci piace divagare in generi vicini al nostro, in modo da non essere sempre ossessivi. E questo ci permette di mettere più in evidenza le cose che sappiamo fare. 


C'è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

(Dario) Il mio più grande sogno sarebbe stato quello di avere Ronnie James Dio ospite su un mio brano. Sogno purtroppo destinato a rimanere irrealizzato, ma tant'è. Quantomeno mi sono tolto, anni fa, la soddisfazione (enorme) di conoscerlo di persona!

(Luca) Ti posso dire la mia FANTASY band: Tony Iommi e Mappe Björkman alla chitarra, Leif Edling al basso e Eric Wagner alla voce… e poi io alla batteria che rovino la super band ☺.

(Antonio) Akira Takasaki. Quell'uomo è senza dubbio un genio, anche se in occidente pochi ne conoscono a fondo la produzione. Dal metal delle diverse Età dei Loudness, al rock pop dei Lazy; dalle incredibili sperimentazioni soliste e nei Ji-Zo, al rock delicato e psichedelico dei Jasmine Sky; dalle colonne sonore per anime come Geneshaft, fino ad arrivare a dischi di commistione elettronica come "Osaka Works #128" che potrei benissimo definire Ambient o Lounge Metal. Mi piacerebbe realizzare solo un quarto di quello che ha fatto lui in una vita. Ammirevole. Non vedo l'ora di rivedere i Loudness al Colony quest'estate.

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

(Dario) Vorremo ringraziarvi per lo spazio che ci avete concesso e invitare chi legge a dare una chance al doom italiano. La nostra scena doom è molto più conosciuta e amata all'estero che in Italia, e questo è davvero un peccato! Band come Bretus, In Aevum Agere, Black Oath, Epitaph meritano un maggior supporto dalle nostre parti.

Maurizio Mazzarella