METALLICA - Hardwired... To Self Destruct

Blackened Recordings
Non facile recensire il nuovo album degli americani metal piu’ famosi al mondo. A torto o ragione, diventati da molti anni, simbolo della musica metal a livello planetario. Li ritroviamo qui con questo atteso album Hardwired…To Self Destruct. Lavoro anticipato dal singolo Hardwired con un video clip a seguito. I primissimi secondi del brano d’apertura farebbero pensare che i “four horsemen” abbiano ritrovato una certa verve musicale, che purtroppo si spegne man mano che la track avanza. Non vuole essere un attacco ai nostri beniamini, anche perche’ nel bene o nel male molti di noi quarantenni (e parecchi anche piu’ grandetti…) sono cresciuti con i loro travagliati e controversi album del periodo della loro svolta stilistica, ai tempi dai piu non percepita come metal. E qui ci riferiamo ai due album forse piu’ criticati nella storia in questo settore…Load e Reload. Che tra l’altro a parere di chi scrive, gli ultimi due album degni di nota dei Metallica in cui c’era veramente qualcosa di nuovo, invece del solita minestra riscaldata di una band gia’ arrivata al capolinea. Ma qui dobbiamo analizzare l’ultima fatica dei quattro di San Francisco. Si continua con “Atlas, rise!”, altro brano in cui i nostri cercano di inserire elementi che secondo loro dovrebbero ricordare il glorioso passato, ma ci riescono solo in parte.  “Now That We're Dead” sembra purtroppo un brano debole, messo li’ solo come riempitivo. Cio’ che non convince in molti passaggi su questo lavoro e’ la voce di James, a tratti spenta e priva di quell’ugola graffiante che lo ha reso famoso.

“Month Into Flame” secondo singolo rilasciato anche con videoclip lo si puo’ tranquillamente tralasciare. Un brano che si discosta dai restanti e che probabilmente risulta il migliore del lotto e’ “Dream No More”. Si fa ascoltare abbastanza bene, contiene finalmente il groove che si vorrebbe sentire da una band come loro, guarda caso echi di Load e Reload si avvertono nell’aria…Stessa sorte va alla traccia “ManUNkind” ,orecchiabile e molto catchy. Un brano che finalmente prende fin dal primo ascolto è l’ultima “Spit Out The Bone” in pieno stile thrash di stampo moderno e che si rifa’ ai primi album della band. Purtroppo su dodici brani aveerne solo tre buoni non serve a sollevare le quotazioni di questo attesissimo platter. Probabilmente saranno in tanti i fans che acquisteranno l’album.E loro questo lo sanno bene. Poteva essere tranquillamente tralasciato il terzo cd, che include qualche cover e qualche brano live e altri che nel contesto rimangono sempre anonimi. Unica positiva e che questi cinquantenni possono permettersi di suonare, scrivere cio’ che vogliono senza preoccuparsi di nulla, i brani ovviamente sono suonati con maestria e con una produzione ottima, se mettiamo da parte il suono della batteria su cui si puo’ stendere un velo non pietoso…ma quasi. Guardando sempre e comunque anche molto all’aspetto economico che fa sempre gola…Ripeto, non e’ una stroncatura forzata,ma semplicemente un resoconto di una persona che e’ cresciuta con alcuni dei loro album piu’ criticati di sempre.

Voto: 5/10

Sandro Lo Castro