KUADRA - Intervista alla Band


Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

Il titolo è “Non avrai altro dio all’infuori di te”. Pensavamo quindi al futuro, un futuro che sembra quasi scontato se si osservano gli eventi che stanno caratterizzando il nostro presente. Ed è da questa sensazione di impotenza, di accerchiamento che nascono le nostre canzoni. Il nostro è un disco introspettivo con sonorità cupe ma abbiamo cercato di lasciare al suo interno, forse in modo poco evidente, qualcosa di luminoso.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

La band è nata nel 2006 a Vigevano. Alcuni hanno preso una strada diversa, io(Yuri) e Zavo, i fondatori, abbiamo tenuto duro e abbiamo accolto Van alla batteria, che si è unito a noi già dal primo disco e infine Simone, che ha cominciato a suonare con noi durante il tour de “Il bene viene per nuocere”. 


Come è nato invece il nome della band?

Kuadra è stato proposto dal nostro primo batterista. Allora andava di moda utilizzare la K.

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

I testi hanno un peso importantissimo, basti pensare che molte delle canzoni nascono da un testo a cui segue poi l’arrangiamento strumentale. Le tematiche sono in generale sempre le stesse. Noi siamo nati e cresciuti in provincia, spiamo la gente che incontriamo, ne cogliamo l’insoddisfazione, la disperazione e il disagio, questo ci interessa e questo traduciamo in musica.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

Credo che la cosa di cui andiamo più fieri è il fatto di aver prodotto un disco che non ammicca a un genere di tendenza ed essere riusciti a fare qualcosa di personale e onesto. 

Come nasce un vostro pezzo?

Molto spesso nasce da un testo che io sottopongo a Zavo, il chitarrista, che cerca la melodia o il riff più adatto. Dopo seguono batteria e basso. Quando riusciamo a trovare l’energia giusta allora ci dedichiamo alla rifinitura dell’arrangiamento.

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

Penso di parlare a nome di tutti affermando che Abdul è sicuramente il brano più emozionante del disco, quello in cui ci siamo messi più e gioco e che di conseguenza ci restituisce di più quando lo eseguiamo dal vivo. 


Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

Negli ultimi anni abbiamo ascoltato molti dischi, ma come abbiamo già detto in altre interviste, Vertikal dei Cult of luna è stato il disco che più ci ha influenzato, il secondo è Money Shot dei Puscifer.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live? 

Prestissimo pubblicheremo il documentario che ci vede impegnati per tre concerti nei centri di accoglienza per richiedenti asilo della nostra provincia. Andremo a suonare per i detenuti del carcere dei Piccolini a Vigevano. Pubblicheremo poi il videoclip di Abdul e ripartiremo con un mini tour in Germania questa primavera.

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

Non abbiamo mai sentito l’esigenza di pubblicare album live, potrebbe essere un’idea per il futuro prossimo però, grazie di avermici fatto pensare!

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

C’è sicuramente un clima di frustrazione tra le band indipendenti come noi. Io non parlerei di scena per il semplice fatto che negli ultimi anni abbiamo assistito a una disgregazione totale di tutte le scene musicali, dall’underground in su. Ci sono etichette indipendenti che stanno svolgendo un ottimo lavoro, il problema è che si fanno sforzi sovrumani per ottenere molto poco economicamente parlando, è quindi difficile sostenere band valide, promuoverle come si deve e farle emergere. Nel nostro piccolo noi cerchiamo di tener duro, autofinanziandoci su tutti i fronti e cercando di mettere sempre nuove energie per tenere un ritmo di lavoro costante e essere sempre attivi. Finora ci stiamo riuscendo. 


Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

Internet è il sistema su cui si baserà la società del futuro, questa cosa non mi piace, lo dico apertamente, ma ciò non toglie che ci siano molti lati positivi all’interno di questo sistema. Per una band indipendente è ormai impossibile farsi conoscere senza internet. Quindi possiamo metterla così: Internet ha danneggiato tutti, dando a tutti una mano.

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

Tutti e quattro cerchiamo di mettere le nostre capacità al servizio della musica che creiamo. Non pensiamo mai a noi come singoli musicisti il cui talento deve essere necessariamente valorizzato. Anzi, a volte è necessario “contenersi” per la buona riuscita di una canzone.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

Mike Patton

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Parlate meno di voi stessi e più degli altri.

Maurizio Mazzarella