AMEDEO MICONI - Rockvirus

Ci viene presentato come un disco straordinario Rockvirus ed in effetti è un buon prodotto, anche fantasioso e di buona fattura. Il curriculum di Miconi è ben noto a tutti e la sua bravura nel suonare la chitarra traspare in ogni momento dell'album, a cominciare dalla title-track, probabilmente il miglior brano presente tra i dodici componimenti complessivi. Il problema del disco, però, è proprio nella sua complessità. Parliamo infatti di un lavoro ovviamente poco commerciale e destinato per pochi intimi. Intimi appassionati di chitarra e di musica strumentale. Infatti Rockvirus dopo un po' ha il difetto di risultare monotono e piatto, per questo se l'orecchio dell'ascoltatore non è abituato a determinate sonorità, Rockvirus rischia di non essere recepito nel suo messaggio. A questo punto la domanda sorge spontanea: a chi giova tutto ciò? Rockvirus è un disco dove Miconi fa rispecchiare il suo estro, ma che fondamentalmente non è destinato a lasciare il segno e quindi perdersi tra i tanti lavori dei solisti che ormai fanno solo massa e riempono eccessivamente il mercato.  Il disco vede la presenza di guest come Jennifer Batten, Mel Collins, John Giblin. Classici specchietti per le allodole per qualche ascoltatore ingenuo, perché artisticamente il contributo è povero. Qualcuno ovviamente storcerà il naso per questa nostra recensione, magari mal pensando per situazioni che in questo caso hanno poco a che fare, come se di colpo non ci fosse più concesso il diritto di critica. Rockvirus però sia chiaro, non è un brutto disco, solo che è come quella festa delle scuole medie dove hanno accesso solo pochi invitati. Pensate a Tapparella di Elio e le Storie Tese perché il senso è questo.  

Voto: 5,5/10

Maurizio Mazzarella