HIGHLORD - Intervista alla Band


Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

Certamente! “Hic Sunt Leones” è la nostra ultima fatica, ed è un disco di cui siamo davvero orgogliosi, per diverse ragioni. Innanzi tutto, questo cd sancisce una netta svolta nel sound Highlord; dopo una serie di dischi che stavano pian piano allontanandosi dai più classici lidi power per avvicinarsi ad un sound più vicino al metal melodico, siamo ritornati ad un approccio alla composizione più immediato, più essenziale (molti pezzi sono intorno ai 4 minuti), ma anche più aggressivo e viscerale. Insomma, siamo tornati a pestare duro senza tanti complimenti! A livello interno, è un cd composto e registrato durante un necessariamente lungo periodo di tempo, in cui ci sono state alcune importanti novità a livello di line up (anche durante le registrazioni), con l’uscita del chitarrista e membro fondatore Sted, che ultimamente si occupava in toto della composizione dei brani. Questo lavoro è quindi il risultato di una ritrovata voglia di fare musica insieme, e di quell’entusiasmo che forse ultimamente si era un po’ perso.


Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

Gli Highlord hanno una lunga storia… il primo nucleo risale infatti al 1996, quando il nostro moniker era ancora Avatar (poi modificato per questioni di omonimia), da un gruppo di amici con la passione per la nascente ondata power metal europea che in quegli anni stava esplodendo. Da allora, dal cambio di nome in poi, ci sono stati tanti cambi di formazione, cosa direi normale per una band underground in Italia, e la pubblicazione di otto cd, ma purtroppo mai la “grande occasione”, la possibilità di uscire dal mare magnum dell’underground. Sono convinto però che, con la qualità di “Hic Sunt Leones”, e la serietà di un’etichetta come Massacre alle spalle, qualcosa di significativo si profilerà all’orizzonte!

Come è nato invece il nome della band?

Data, come dicevo, la necessità di dover cambiare nome alla formazione, Highlord è stato il risultato della passione di tutti i componenti del gruppo per il genere fantasy, il role playing, i fumetti e tutte le tematiche legate al fantastico in genere: dai, diciamolo, siamo e saremo sempre un gruppo di irriducibili nerd, hahaha!

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

Come ti dicevo, il genere fantasy è stato importante per dare una prima connotazione lirica ai nostri pezzi, ma questo filone si è andato via via esaurendo, un po’ a causa della nostra maturazione come persone (siamo in media ben oltre i trent’anni…), sia per la necessità di parlare delle nostre esperienze, condividere quelle che sono le nostre emozioni, sia positive sia negative, che sono poi quelle di tutti; una necessità, se vogliamo, di parlare una lingua universale attraverso la nostra musica, e di fare in modo che chi legge i nostri testi possa riconoscervi magari un piccolo pezzo della propria esistenza. “Hic Sunt Leones”, è, nello specifico,  non un vero e proprio concept album, ma un disco a tema, che affronta l’ignoto (i “Leones” al di là dei confini esplorati dagli antichi Romani, appunto), in ogni aspetto dell’esistenza: l’arte, l’amore, la morte, e così via. Se ci pensi, l’ignoto ci accompagna sempre: viviamo solo l’attimo presente, non possiamo mai essere certi di ciò che accadrà da qui al prossimo istante.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

Diciamo che, progredendo come compositori, abbiamo imparato che cosa è funzionale ad un pezzo e che cosa non lo è, per cui abbiamo forse eliminato qualche orpello per essere più essenziali e diretti, in un genere in cui invece sembra che siano necessari i barocchismi ad ogni costo. Non dimentichiamo poi una fortissima attenzione per la melodia: come regola, quando scrivo una linea melodica e la faccio sentire agli altri, ne studio le reazioni. Se canticchiano il ritornello, e mi maledicono perché non riescono più a toglierselo dalla testa, ecco, allora so che ho lavorato nella maniera giusta, hahaha! 

Come nasce un vostro pezzo?

Come accennavo prima, c’è stato ultimamente un sensibile scossone a livello compositivo in seno alla band; ultimamente avevamo sviluppato un metodo di lavoro che era funzionale, anche se forse non del tutto appagante, con una sola persona a scrivere praticamente il 100% del materiale. Ora si parte sempre dall’idea di un compositore (il nostro bassista Max ha scritto la gran parte dei nuovi brani), ma, una volta inviati i file, ognuno arrangia le proprie parti come meglio crede. Quando ci si trova in saletta per provare i pezzi ormai imbastiti, si tratta solo di limare gli spigoli, ma ciò che è venuto fuori è già stato il risultato del lavoro di cinque individualità che concorrono al risultato finale.

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

Credo che ogni membro della band ti potrebbe rispondere in maniera diversa, visto che ognuno può essere più legato ad un brano perché magari più stimolante dal punto di vista esecutivo, o più vicino alla sua sensibilità per le parole utilizzate nel testo. Personalmente, sono più legato a “Once Were Immortal”, forse uno dei testi più autobiografici dell’intero cd.


Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

Credo che all’inizio della nostra storia, i gruppi più classici del filone power europeo, tipo gli Stratovarius o i nostrani Labyrinth, fossero le influenze più evidenti. Man mano che siamo cresciuti come compositori, però, abbiamo cercato di seguire un discorso compositivo più personale, come si dice guardando al passato per costruire il futuro; abbiamo cioè attinto dalle influenze esercitate su tutti noi dai gruppi storici hard rock ed heavy metal, cercando di fondere il tutto secondo la nostra personale sensibilità musicale, “giocando” anche a sconfinare ed a fare esperimenti col thrash e col progressive, fino all’utilizzo delle growling vocals su alcuni pezzi (a proposito, l’esecutore di queste parti è solo ed esclusivamente il nostro batterista Luca, non mi sono messo a cantare in growl, hahaha!). Io credo fermamente che gli Highlord, pur non avendo inventato un nuovo genere (ce n’è davvero bisogno?), siano riusciti a creare un trademark sonoro immediatamente riconoscibile rispetto a tutte le altre band.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?  

Vogliamo suonare il più possibile! Proprio questo sabato avremo l’onore di essere gli headliner al festival Rock Inn Somma a Somma Lombardo, poi abbiamo già qualche data in programma per il prossimo autunno/inverno. Purtroppo non posso ancora essere preciso a riguardo, perché le date sono in via di definizione, ma consiglio a tutti di seguire gli aggiornamenti dei live sul nostro sito www.highlordofficial.com e sul profilo Facebook www.facebook.com/highlordmetalband. Le pagine sono costantemente aggiornate con tutte le novità della band. 

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

Questa sarebbe un’ottima mossa, in effetti avremmo il materiale anche per un doppio, hehe! Per offrire un prodotto simile vorremmo essere sicuri di poter proporre qualcosa di altamente qualitativo, e, come sai, spesso dalle nostre parti è molto difficile avere delle situazioni live davvero all’altezza. In ogni caso, una testimonianza di come sono gli Highlord sul palco è qualcosa che i nostri fan meritano, e di sicuro prima o poi usciremo con questo tipo di prodotto!


Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

Diciamo che, rispetto agli esordi, la scena si è evoluta, e l’Italia, spesso considerata paese di serie B per quanto riguarda la musica metal, vanta oggi diversi gruppi estremamente validi, alcuni dei quali hanno avuto la giusta possibilità di ottenere visibilità e considerazione nel panorama della nostra musica. Alcuni gruppi vivono la paradossale situazione di essere più apprezzati all’estero, ma, si sa, nemo profeta in patria… Per quanto riguarda la scena underground, purtroppo, devo dire che la situazione non è altrettanto positiva. Se una band non ha raggiunto lo status di “grande”, valgono i soliti, annosi ed odiosi problemi: scarsità di locali in cui esibirsi, promoter oppure organizzatori improvvisati, richiesta di denaro per suonare, realtà amatoriali, pubblico latitante, ed un’odiosa tendenza alla “guerra tra poveri” tra band quando invece si dovrebbe essere abbastanza intelligenti per capire che l’unione fa la forza. Credo che questo stato delle cose rispecchi la situazione interna in Italia su altri versanti, ma ti prego, non farmi diventare “politico”, hahaha!!!

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

Se parliamo del fatto che, un paio di giorni dopo l’uscita del nostro nuovo cd, questo si potesse già tranquillamente scaricare, non credo neppure di dover rispondere… Guardando la cosa a più ampio raggio, ovviamente la possibilità di dialogare direttamente ed in tempo reale coi fan, di aggiornare tutti su ogni novità in seno alla band, e perché no, anche di condividere momenti più leggeri ed allegri, è un enorme vantaggio, ed aiuta ad avvicinare le persone, oltre che a stringere il rapporto. Alcuni fan, che vivono in paesi stranieri quando non in altri continenti, sono diventati dei veri amici, e questo grazie ad internet! Le piattaforme tipo YouTube offrono una grandissima possibilità di autopromozione (a proposito, invito tutti a guardare il nostro nuovo video, “One World At A Time”!), ma alla fine, se il pubblico non compra i cd, non va ai concerti, non acquista il merch… beh, è un discorso antipatico, ma una band non si può sostentare solo con le pacche sulle spalle e gli attestati di stima. 

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

Diciamo che, tecnicamente, ci siamo scelti una bella gatta da pelare… ma questo è il genere che amiamo, e va bene così! La nostra musica richiede un livello compositivo/esecutivo abbastanza elevato, ma non c’è soddisfazione più grande del provare, e riprovare, finché quell’assolo di chitarra, quel passaggio di batteria, quella nota vocale particolarmente alta, non diventano improvvisamente “alla portata”, così da poter poi proporre uno spettacolo che emozioni i presenti! L’esecuzione live è un mutuo scambio, in fondo, più la gente si diverte, più ci divertiamo noi, e viceversa. Per questo cerchiamo sempre di essere preparati al massimo!


C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

Anche qui, ognuno di noi è cresciuto coi suoi “eroi”, e ti darebbe una risposta personale e diversa. Per quanto mi riguarda, da grandissimo fan dei Savatage, ho avuto l’onore di aprire per i Circle II Circe di Zak Stevens, ed è stato un momento grandioso, ma diciamo che se, un giorno, il “Mountain King” in persona Jon Oliva mi volesse dare l’opportunità di collaborare con lui, sarei l’uomo più felice della terra!

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Ringraziamo tutti i lettori di Giornale Metal per l’attenzione e te, Maurizio, per la bella chiacchierata!
Speriamo di incontrare tutti suonando in giro per l’Italia… mi raccomando, tutte le novità le avete appena lette, ora non vi resta che seguirci e, se vi piacerà la nostra musica, supportarci!
Grazie a tutti e: STAY HIGH!!!

Maurizio Mazzarella