DARK LUNACY - Intervista alla Band


Siete appena usciti sul mercato discografico con The Day of Victory potete presentarlo ai nostri lettori?

Alex: The Day Of Victory è il successore, dopo 4 anni, di Weaver Of Forgotten. E' un disco che si riallaccia alle tematiche belliche del '900 e che vuole celebrare la vittoria da parte della Russia contro l'invasore. In questo senso potremmo definirlo come il seguito di The Diarist. A livello musicale direi invece che è un disco molto più organico ed evoluto nella costruzione delle canzoni e negli arrangiamenti. Direi anche che è il disco che sancisce definitivamente il ritorno dei Dark Lunacy come una vera e propria band, mentre in passato poteva essere percepita come una formazione “all star”.

The Day of Victory è appunto il titolo del vostro ultimo disco in studio, come lo avete deciso?

Mike: La decisione è stata presa in conseguenza alle tematiche trattate dall'album. Vi era la necessità di riassumere in una frase precisa i concetti contenuti nei testi; per questo abbiamo deciso di intitolarlo “ il giorno della vittoria”, così come la ricorrenza Russa che cade ogni 9 maggio e che viene onorata dal 1945. In quel giorno, infatti, si celebra la vittoria sull'invasore ricordando i dieci milioni di morti che sono caduti per difendere la propria patria e l'orgoglio di un popolo che va aldilà di ogni fede politica. Ciò che avvenne dopo, è una cosa che la storia sta ancora  analizzando oggi e non è in questo album che deve essere giudicata: noi la raccontiamo a nostro modo e vogliamo ricordare ciò che accadde in quegl'anni così tragici, non solo per il popolo russo, ma per tutta l'Europa.  

Quanto tempo è servito per completarlo, tra stesura e registrazione?

Alex:  Il disco è stato pre-prodotto, registrato e mixato al Plaster Recording Studio (Potenza Picena), studio che si adatta perfettamente alle nostre esigenze sia per la qualità degli strumenti di ripresa si per la capacità dei loro produttori. Il mastering è stato invece affidato a Potemkin studio di Macerata sotto la supervisione di Paolo Ojetti (che compare anche come ospite su disco). Diciamo che se volessimo condensare insieme il tempo occorso per realizzarlo  potremmo parlare di qualche mese.. ma per un album così delicato, abbiamo voluto prenderci tutto il tempo necessario per analizzare ogni fase con la dovuta calma. Non è facile registrare e mixare un disco così pieno di strati sonori e dare loro il giusto peso: c'è la struttura “ossea” di batteria, basso e chitarre, ci sono gli arrangiamenti di archi, tastiere, voci, chitarre acustiche, i cori dell'Armata Rossa, ecc.. E' stato un lavoro non facile e la fretta è stata bandita a prescindere.

Chi ha curato la copertina del disco? Cosa rappresenta?

Mike: Come in Weaver Of Forgotten (l'album precedente a questo), il lavoro illustrativo è stato curato dal nostro grafico di fiducia Gaspare Frazzitta. Gaspare non è solo un grande artista, ma anche elemento complementare alla band. Professionisti di questo calibro sono ancora capaci di darti il piacere di stringere un disco tra le mani. Qualità che nell'era del digitale non è facile da valorizzare. La decisione di una rappresentazione di questo tipo, è stata come di consueto decisa a tavolino con mesi d'anticipo dove io e Gaspare ci siamo confrontati, prendendo in esame diverse soluzioni. Alla fine, ciò che ci ha convinto maggiormente è ciò che vedi ora. Abbiamo scelto un approccio che unisce un passato carico di elementi evocativi, con un'epoca futura a noi sconosciuta, alla quale abbiamo provato a dare un disegno. Riassumendo direi che abbiamo la raffigurazione di una memoria che guarda al futuro, e nel mentre, si insinuano le musiche dei Dark Lunacy.

Come si è evoluto il vostro sound partendo da Devoid, sino ad arrivare a The Day of Victory?

Mike: Beh…questa domanda meriterebbe una risposta assai articolata. Provando a riassumerla in poche righe, posso dirti che tra Devoid e The Day Of Victroy, nonostante siano passati 13 anni, 6 album e le formazioni siano cambiate in alcune occasioni anche drasticamente,  l'evoluzione è stata sempre costante. In questi 13 anni,  i generi si sono evoluti, le tecniche affinate, i suoni perfezionati, cercando, da parte nostra, di stare sempre al passo con i tempi. Gli unici elementi a non essere mai cambiati sono i valori umani: quello spirito di intraprendenza che unito all'esperienza sul campo hanno fatto crescere quei principi senza mai cambiarli e che tanti anni fa mi spinsero a credere in un progetto. Ti parlo di umiltà e voglia di imparare da chi è migliore di te.

Quali sono le differenze principali tra The Day of Victory ed il precedente Weaver of Forgotten?

Mike: Partirei dal mettere in evidenza l'arrivo di Jacopo Rossi al basso. Senza nulla togliere al suo predecessore, Jacopo in questo disco dimostra non solo le sue assolute capacità tecniche, ma anche una straordinaria predisposizione emotiva,  ingrediente finale e fondamentale che rende The Day Of Victory il lavoro più partecipato e completo della nostra storia. Al nostro bassista, quindi, va il mio plauso incondizionato e, in questa sede, colgo l'occasione per esprimerlo pubblicamente.

Jack: Direi che le differenze principali sono il mood dei pezzi ed il modo con cui sono stati concepiti. Weaver of Forgotten è un disco più introspettivo, formato da canzoni mid-tempo e da atmosfere più scure, The Day of Victory, invece, è un album più epico e marziale. I brani sono stati concepiti attorno alle melodie dei cori dell'armata rossa e la musica, quindi, ha assunto un carattere più deciso e prepotente.

Quali invece i punti in comune?

Jack: Sebbene i dischi siano molto differenti, il carattere distintivo della band si percepisce ugualmente, quindi penso che l'assonanza che lega i due lavori sia la stessa che accompagna tutti gli album della discografia: un sound ben definito, anche se sviluppato in maniere differenti di volta in volta.

Quali sono i pregi di The Day of Victory?

Alex: Possenza e al contempo leggerezza, maestosità, ma anche fragilità e soprattutto una durata adeguata. Tengo a precisare quest'ultimo passaggio perché in questi giorni è capitato che alcuni fans abbiano criticato la durata del disco. Noi pensiamo che un buon album non si giudichi dai minuti, ma dalla qualità delle canzoni. Se un album arriva ad essere ridondante, facendo perdere l'attenzione all'ascoltatore, vanifica ogni cosa e butta al vento il messaggio importante che vogliamo far passare e sul quale abbiamo lavorato con grande dedizione. Dipende sempre da cosa hai da dire e come lo dici. È questo che da personalità ad una band.

Ritenete che The Day of Victory sia il vostro migliore disco in assoluto?

Mike: Se questo è il miglior album della nostra storia, sarà la storia stessa a giudicarlo tra qualche tempo. Certamente in questo disco non abbiamo fatto sconti a nessuno ne tanto meno a noi stessi. La stessa Fuel Record e la Madame Pateaux (il nostro management) erano inizialmente titubanti sul darci carta bianca, in virtù delle tematiche trattate, ma alla luce di quanto emerso successivamente all'uscita dell'album, credo che ogni attore che ha preso parte a questa grande impresa, sia assolutamente soddisfatto delle scelte coraggiose che ha saputo onorare e portare a compimento.

Come nasce un vostro pezzo?

Mike: Individuato il tipo di concept che si vuole raccontare,  inizio a sviluppare i vari passaggi dividendoli per argomenti. Questi, una volta approvati e condivisi con i ragazzi della band, saranno la struttura portante dell'album. A questo punto la palla passa principalmente a Daniele e ad Alessandro i quali svilupperanno le prime note. Ultimato anche questo passaggio, abbiamo l'intelaiatura di musiche e testi. Da qui, ognuno inizia a lavorarci mettendo in campo le proprie qualità. Alessandro crea l'impronta ritmica della canzone, Daniele la struttura melodica, Jacopo va ad affinare i vari passaggi. Io mi occupo dei testi, e delle relative metriche, canzone per canzone. Ovviamente, ciò che ti ho appena descritto, non è una regola inamovibile: tante volte ci si confronta tra di noi e là dove il singolo si trova davanti ad un dubbio, gli altri arrivano a risolverlo. Diciamo che ognuno sa il fatto suo, ma la collaborazione è alla base del nostro modus operandi. Sono davvero soddisfatto di far parte di una band dove l'idea del collettivo influenza l'idea del singolo e non viceversa.

Quale è il brano di The Day of Victory al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

Alex: Direi senza dubbio The Mystic Rail. Essa rappresenta una sfida riuscita, il tentativo di esplorare nuovi territori pur rimanendo nel solco stilistico dei Dark Lunacy al 100%. L'inserimento della voce femminile a cura di Caterina Trucchia, le chitarre acustiche, l'arrangiamento degli archi fanno di questo pezzo una vera e propria perla all'interno del platter. E' un po' la “ballata” del disco, una canzone che secondo me rimarrà nella memoria di chi ci ha ascoltato finora e di chi ci ascolterà. 

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live? 

Mike: Abbiamo recentemente suonato a Roma e a Pescara ed entrambi i concerti sono stati grandiosi, ma difficilmente si potrà pensare ad un tour in Italia. I Dark Lunacy hanno un seguito importante in Sud America, Russia e Giappone, ed è qui che concentreremo la maggior parte dei nostri show per presentare The Day Of Victroy; purtroppo nel nostro paese la situazione generale non ci consente di pensare ad un vero e proprio tour:  tuttavia saremo pronti ad andare ogni qual volta l'Italia ci chiamerà. È importante riuscire a far passare il messaggio che una band Italiana ha bisogno del supporto dei propri connazionali.

Come giudicate a diversi anni di distanza The Diarist?

Mike: Considerando l'anno in cui è uscito (2006), reputo The Diarist l'album più coraggioso che la band ha scritto: infatti nessuno fino a quel momento aveva affrontato quel particolare momento storico in quel modo. Ancora oggi, a distanza di 8 anni, ne sentiamo i riscontri positivi; non a caso quello fu un album che, per impegno profuso, segnò la fine di un epoca. Oggi con The Day Of Victory, siamo quanto mai determinati e consapevoli del grande lavoro fatto, ma di certo il coraggio che abbiamo messo in campo è principalmente motivato all'esperienza di The Diarist.

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Mike: Anzitutto grazie di cuore per l'attenzione che Giornale Metal ha dedicato a The Day Of Victory. Salutiamo tutti i lettori con un abbraccio fraterno, invitandogli ad entrare nel mondo Dark Lunacy per conoscere meglio chi siamo, da dove veniamo e ciò che abbiamo da dire. 

Maurizio Mazzarella