BASTIAN - Among My Giants

Autoprodotto
Davvero una sorpresa questo Among My Giants di Bastian, all’anagrafe Sebastiano Conti, axeman di origini siciliane che, sfatando ogni preconcetto, da origine ad un lavoro pregno di ottimo metal ottantiano che non lesina, inoltre, sfumature hard blues. Detto a parole chiare, questo è un disco che colpisce più per il songwriting che per la tecnica sullo strumento… Il che, consentitecelo, è un pregio non indifferente, perché oggi la padronanza dello strumento, tra scuole, metodi e video, si acquisisce facilmente. Metterla a servizio funzionalmente al risultato d’insieme, invece, è più difficile e Sebastiano, sicuramente valente chitarrista, s’è concentrato proprio su quest’aspetto, coccolando questo disco come un figlio sin dalla nascita. E come un buon padre, ha fatto di tutto per farlo crescere al meglio delle possibilità, con la presenza di tanti ospiti prestigiosi che hanno contribuito in modo sostanziale e non sterile alla realizzazione dello stesso, fino alla masterizzazione finale effettuata nei prestigiosi Fonoprint di Bologna (Vasco, Dalla, Zucchero…) dall’altrettanto mitico Maurizio Biancani. Lo stile del nostro è davvero particolare, caratterizzato da una matrice neoclassica malmsteeniana niente affatto invadente che quindi lascia spazio ad influenze più tradizionali mutuate da Page, Blackmore, o addirittura Ray Vaughan, come al riffing più selvaggio a la Zakk Wylde.
Onesto e sincero è il titolo che evidenzia l’entusiasmo di Sebastiano il quale, con vera intraprendenza, ha contattato personalmente gente come Mark Boals, Michael Vescera, Vinnie Appice, John Macaluso e Thomas Lang, che non hanno ridotto la loro comparsa ad un semplice cameo ma risultano presenti ognuno in più brani. Proprio per quanto sin’ora affermato, quello di Bastian sembra l’opera di una vera e propria band che rinverdisce i fasti di quegli anni. Risalta in modo particolare l’utilizzo di cori nelle linee vocali ed alcuni fraseggi, ritmici e solisti, che ricordano il Malmsteen di Eclipse, quando quest’ultimo era alla scoperta di nuovi orizzonti sonori, nei quali lo stile prettamente neoclassico si andava a diluire nel blues hendrixiano (i lettori più vecchi ricordino il brano Bedroom Eyes…). Un curatissimo e fortemente simbolico artwork rendono questo cd un prodotto davvero meritevole della vostra attenzione.  

Voto: 9/10

Salvatore Mazzarella