RING OF FIRE - Battle of Leningrad

Frontiers
Un disco bello, raffinato, complesso e certamente ambizioso. In questo insieme di vocaboli è racchiuso il nuovo album dei Ring Of Fire, la nota super band messa insieme da Mark Boals, con il supporto di Vitalij Kuprij alle tastiere e Tony MacAlpine alla chitarra. Sono passati dieci anni dal precedente Lapse of Reality, lavoro tecnicamente impeccabile, che non è riuscito però a far breccia nel pubblico. Battle of Leningrad se pur orfano di Virgil Donati alla batteria, si avvale al basso di un certo Timo Tolkki, più noto in carriera come chitarrista che come bassista, che però in questo lavoro dimostra di essere un artista a tutto tondo. Siamo di fronte ad un concept album, che si districa per tutta la durata del disco in un insieme di contenuti complessi non solo da una dimensione lirica, ma anche strettamente compositiva. Ne viene fuori un lavoro non semplice da assimilare, ma di notevole spessore artistico. Battle of Leningrad spazia tra contenuti neoclassici in stile Malmsteen, ad altri più accattivante riconducibili agli Stratovarius dei tempi migliori, vedi il caso di They're Calling Your Name, dove Vitalij Kuprij ricorda in modo palpabile Jens Johansson. E' un disco d'impatto, che punta a colpire l'ascoltatore con la forza e la maestosità dei contenuti, più che con le melodie, in questo Mother Russia è un esempio calzante, ma da brani come Empire è impossibile non restare ammaliati, non solo per la prova impeccabile dei musicisti coinvolti, ma anche per la vena creativa che Mark Boals e compagni riescono ad esprimere nel corso di un album che in episodi sulla scia di Firewind o la stessa tile-track, fonde tracce progressive tra Ayeron e i Dream Theater, ad altre più easy in stile Queen anni settanta, oppure Europe periodo hair. E' quindi un lavoro variegato, per palati fini, ma per gli amanti per diversi generi, stili ed attitudini. Tra la poesia di Where Angels Play, Rain e No Way Out, s'incastona anche una splendida Our World, tra gli episodi di maggiore levatura di un disco che giova anche di una produzione moderna, oltre che di un suono appropriato. Da avere senza alcun indugio.

Voto: 8,5/10

Maurizio Mazzarella