STORMLORD - Intervista alla Band


Rispondono: Cristiano Borchi (Voce) e Francesco Bucci (basso, testi): 

Siete appena usciti sul mercato discografico con Hesperia potete presentarlo ai nostri lettori?

-(Francesco Bucci): “Hesperia” è il quinto disco degli Stormlord e rappresenta il nostro primo tentativo di confrontarci con un concept album. In realtà l’idea di cimentarci con un’opera di questo genere risale a parecchi anni fa, addirittura ai giorni del disco di debutto “Supreme Art Of War”, ma solo ora abbiamo ritenuto di essere in possesso dei mezzi espressivi adeguati ad un’operazione simile. I due obiettivi principali alla base di tale progetto sono stati il desiderio di continuare a trarre ispirazione dalle tradizioni Classiche dell’area Mediterranea, che hanno sempre contraddistinto i testi degli Stormlord e che, oggi più che mai, sentiamo nostre, e la volontà di affrontare il concept non come una didascalica esposizione dell’opera di riferimento, in questo caso l’Eneide, piuttosto come un’occasione per esprimere e sviluppare alcune riflessioni stimolate dal lavoro di Virgilio. L’idea di confrontarmi nella stesura di testi ispirati all’”Eneide”, il poema epico scritto dal sommo Publio Virgilio Marone fra il 29 ed il 19 a.C. è nata nel corso di una chiacchierata con il mio amico Flavio, chitarrista dei Lahmia, e si è immediatamente rivelata adatta a Stormlord. Il disco presenta sette canzoni abbastanza articolate ed un brano di solo pianoforte che rappresentano la summa di quel genere, l’Extreme Epic Metal, che cerchiamo di delineare sin dal nostro primo disco miscelando black, death ed heavy metal con le influenze folk tipiche dell’area mediterranea ed il flavour epico di certe colonne sonore. I testi sono scritti in tre diverse lingue, italiano, inglese e latino, ed analizzano il personaggio di Enea e la sua relazione con il Volere Divino ed il Fato sia dal punto di vista ultraterreno - l’eroe era infatti figlio della dea Venere e del mortale Anchise, quindi un semidio a tutti gli effetti - che da quello umano; l’intera storia può essere vista come una sorta di flashback nell’ambito del quale Enea riesamina e valuta alcuni episodi della sua vita che lo hanno portato a provare sentimenti di amore, odio, scoramento e  vendetta, untiti al suo rispetto per gli antenati ed alla speranza riposta nelle nuove generazioni. Sul disco sono presenti numerosi ospiti che ci hanno aiutato a sviluppare la nostra visione, nello specifico Simone D'Andrea (che i più attenti di voi ricorderanno fra le fila dei romani Ade), che ha suonato darbouka, doholla, udu drums e saz, Mirko Palanchini alla mandola e Daniele Melis alle benas (un antico strumento sardo), senza dimenticare i nostri storici collaboratori e, soprattutto, amici Elisabetta Marchetti (Riti Occulti) e G/Ab Svenym Volgar dei Xacrestani  (Deviate Damaen) alle voci liriche ed ai narrati. La produzione di “Hesperia” si è svolta ancora una volta negli Outer Sound Studios di Giuseppe Orlando (dietro il mixer dei dischi di Novembre, di cui è anche batterista, Necrodeath, The Foreshadowing, Klimt 1918, nonché di tutti i nostri album a partire dal mini CD “The Curse Of Medusa”, del 2000); per il mastering ci siamo avvalsi dell’esperienza di Mika Jussila, attivo nei celeberrimi Finnvox Studios, che, oltre ad aver masterizzato gran parte dei più importanti dischi metal degli ultimi anni, aveva già ricoperto egregiamente lo stesso ruolo per “Mare Nostrum”. Per quanto riguarda il suono del disco, sin dall’inizio ci siamo orientati verso una produzione che suonasse moderna ed “umana” al tempo stesso. Spesso, ascoltando le produzioni della maggior parte dei CD di metal estremo, ho come l’impressione di trovarmi di fronte ad una sorta di perfezione senz’anima caratterizzata da chitarre compresse in maniera innaturale e batterie completamente triggerate. Ciò, alla lunga, rischia di appiattire la dinamica del lavoro e di diluire il carattere stesso della proposta (a meno che non si tratti di band come Meshuggah o Fear Factory, che da tali caratteristiche hanno tirato fuori un sound geniale). In questo caso il nostro obiettivo è stato quello di mantenere delle sonorità attuali senza perdere il “fuoco” dell’esecuzione musicale: abbiamo preferito impegnarci per suonare ogni partitura al nostro meglio senza aggiustare troppo il tiro con i software, in modo da creare un panorama musicale più reale ed organico, specialmente per quanto riguarda i due strumenti sopraccitati. In poche parole, ciò che ascolti su “Hesperia” è ciò che gli Stormlord sono quando suonano dal vivo.

Hesperia è appunto il titolo del vostro ultimo disco in studio, come lo avete deciso?

-(Francesco Bucci): “Hesperia” è una parola di origine greca che significa “terra del tramonto” o “terra occidentale”, utilizzata dagli antichi greci per indicare la penisola italica, e richiama il viaggio, trattato nei primi sei libri dell’Eneide, compiuto da Enea e dagli esuli della distrutta Troia per raggiungere le coste del Lazio e porre le basi per la futura nascita dell’impero di Roma. Dato il significato di questo termine e la sua ricorrenza nel corso dell’Eneide, nonché la sua musicalità da un punto di vista prettamente onomatopeico, il suo utilizzo mi è sembrato la scelta migliore per indicare non solo il nostro nuovo disco, ma ciò che gli Stormlord sono nel 2013.

Quanto tempo è servito per completarlo, tra stesura e registrazione?

-(Francesco Bucci): Parecchio. In questi cinque anni di interim fra “Mare Nostrum” ed “Hesperia” abbiamo lavorato intensamente sui nuovi brani e sui testi, aspetto che mi ha messo a dura prova dovendo fare i conti con il concept, abbiamo cercato di evolvere il nostro stile con sonorità ed arrangiamenti particolari capaci di darci nuovi stimoli ed abbiamo dovuto sistemare la line-up, il tutto mentre gestivamo l’attività live e vivevamo le nostre vite fuori dal palco. Tutto sommato non siamo mai rimasti con le mani in mano ed abbiamo gettato le fondamenta per un’armonia di interessi e musicale che, mi auguro, ci permetterà di lavorare sul materiale nuovo con tempistiche più brevi rispetto al passato.

Come si è evoluto il vostro sound partendo da Supreme Art of War, sino ad arrivare a Hesperia?

-(Cristiano Borchi): Di acqua sotto i ponti ne è passata molta, penso che gli Stormlord siano stati e sono un gruppo in continua evoluzione stilistica, pur mantenendo un filo conduttore univoco. Supreme Art Of War è un disco di pura intenzione, realizzato con poca consapevolezza di ciò che stavamo facendo e tanto entusiasmo. E’ stato un disco pionieristico, dove abbiamo  messo in pratica quella che per i tempi era una bizzarra combinazione tra black ed epico, combinazione che ha preso piede a livello globale solo molti anni dopo, andando a creare una vera e propria scena. Su “At The Gates Of Utopia” abbiamo dato maggiore risalto alla componente chitarristica della band, con un fattore epico sempre presente ma più razionale. “The Gorgon Cult” è sicuramente il nostro lavoro più oscuro, che ci ha permesso di sperimentare nuove strade e di proporre il nostro sound in una veste diversa ma sempre coerente con il passato. “Mare Nostrum” ha rappresentato un punto di volta nella band, non solo musicalmente m anche mentalmente. E’ un disco che definirei composto “a ruota libera”, che lascia da parte tanti algoritmi mentali in cui eravamo parzialmente incastrati per dare sfogo alla band nella sua più naturale incarnazione. Quel disco segna anche un forte ritorno della componente epica, mai scomparsa ma meno presente nei due precedenti lavori. Fino ad arrivare, cinque anni dopo, al nuovo “Hesperia”, di cui credo tu abbia già detto tutto nella tua esauriente recensione. Di sicuro ogni disco è a se stante, anche perché non ci piace ripeterci o clonare noi stessi album dopo album… per come la vediamo sarebbe una cosa sterile ed anche noiosa per noi in primis. 

Quali sono le differenze principali tra Hesperia ed il precedente Mare Nostrum?

-(Cristiano Borchi): Direi che “Hesperia” è il figlio naturale ed adumto di “Mare Nostrum”. A livello di composizione, credo che “Hesperia” sia il nostro lavoro più curato e dettagliato, e questo processo ha richiesto molto tempo e un grande impegno, in una continua ricerca della “perfezione” del più piccolo dettaglio. Questo era accaduto anche in “Mare Nostrum”, ma in maniera minore.

Quali invece i punti in comune?

-(Cristiano Borchi): “Hesperia” incarna ed enfatizza la componente più epica e solenne di “Mare Nostrum”, coltivandola e sviluppandola in nuove sfaccettature. Entrambi i dischi richiamano un flavour epico molto personale e facilmente riconoscibile, che li rende lavori di una band da unas parte subito riconoscibile, dall’altra difficile da accostare integralmente ad altre band o generi precisi. Anzi, credo che questi aspetti siano stati ancor più enfatizzati in “Hesperia”.

Quali sono i pregi di Hesperia? Ritenete sia il vostro migliore in assoluto?

-(Francesco Bucci): ogni volta che usciamo dallo studio di registrazione, siamo convinti che l’ultimo disco sia il migliore. Se così non fosse, non lo registreremmo. Non abbiamo particolari tornaconti economici ed, essendo questa la nostra passione più grande e non un lavoro, possiamo focalizzarci esclusivamente sulla riuscita del prodotto rispetto alle nostre attese. In altre parole, ogni singola nota deve soddisfarci al 100%, altrimenti preferiamo perdere un po’ di tempo in più per non correre il rischio di pubblicare qualcosa che non rispecchi le nostre intenzioni. Per quanto riguarda i pregi, credo che il messaggio dietro il concept di “Hesperia” differisca dalle tematiche trattate dalla maggior delle band dedite al metal estremo. Cercherò di esporre più chiaramente la mia opinione: l’heavy metal è una musica di reazione che spesso estrinseca la propria urgenza comunicativa attraverso testi piuttosto nichilistici e distruttivi (e, nella maggior parte dei casi, è bellissimo che sia così). D’altro canto penso che i difficili tempi in cui viviamo richiedano un approccio capace di andare oltre atteggiamenti quali: “possa bruciare il mondo, io me ne frego!” ed, in effetti, ciò che si legge fra le righe del concept di “Hesperia” è che se noi, intesi come società, vogliamo compiere dei progressi dobbiamo trovare il coraggio e la volontà di lavorare duramente per cambiare ciò che non ci piace piuttosto che limitarci a palesare disgusto per la situazione attuale. Sono fermamente convinto che, al giorno d’oggi, un uomo capace di lottare per i propri ideali, anche accettando l’inevitabile carico di delusioni e fatica che ne deriva, sia il prototipo dell’eroe che noi tutti dovremmo imitare.

Come nasce un vostro pezzo?

-(Francesco Bucci): Attualmente il nostro metodo di composizione ed arrangiamento si sviluppa in varie fasi ed, alla fine, coinvolge ogni membro del gruppo dal punto di vista artistico o tecnico. Gran parte degli spunti musicali proviene da Gianpaolo, che non a caso si occupa delle chitarre, delle tastiere ed anche dell’effettistica dei pezzi, e vengono rielaborate insieme a me per quanto riguarda i primi arrangiamenti, la direzione del pezzo e la struttura del brano (che ritengo fondamentale nell’economia del songwriting); una volta che abbiamo le idee un più chiare registriamo un demo casalingo in modo da lavorarci con gli altri in sala prove. A quel punto ogni membro del gruppo fornisce idee sia per quanto riguarda le proprie partiture, sia ingerendosi nel ruolo degli altri: non è raro che Gianpaolo mi suggerisca una parte di basso, che Cristiano proponga qualche spunto di tastiera o che io componga delle linee vocali. Nell’ultima fase Gianpaolo ed Andrea (Angelini – chitarra) si concentrano maggiormente sul lavoro di chitarra e, sempre Gianpaolo, rifinisce gli arrangiamenti orchestrali e le tastiere insieme a Riccardo (Studer – tastiera) mentre io e Cristiano ci occupiamo delle linee vocali. Nel frattempo io mi occupo della stesura di tutti i testi mentre Andrea inizia la preproduzione nel suo studio personale.

Quale è il brano di Hesperia al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

-(Francesco Bucci): per quanto mi riguarda ritengo che la conclusiva “Those Among The Pyre”, insieme al brano “Hesperia”, sia una delle migliori canzoni della nostra carriera. Questo poiché, insieme alla title track del precedente disco “Mare Nostrum”, “Those Upon The Pyre” propone all’ascoltatore quel concetto di Extreme Epic Metal che stavamo cercando di perfezionare sin dai tempi del nostro debutto, “Supreme Art Of War”. “Pyre” è un pezzo che ha richiesto mesi di duro lavoro da parte di ogni membro della band proprio perché l’abbiamo sempre ritenuto un brano dotato di forte carisma, pertanto aravamo molto attenti ad elaborarlo senza tradirne la dimensione originaria e mantenendone la coerenza musicale per nove minuti abbondanti. Spero con tutto il cuore che gli ascoltatori troveranno la pazienza per sviscerare un brano così lungo che ha assorbito completamente le nostre energie lasciandoci stremati ma soddisfatti; al giorno d’oggi chiunque può scaricare ore ed ore di musica con un solo click ma la durata della giornata è rimasta ferma a ventiquattro ore, motivo per cui ho notato che molti fra i ragazzi più giovani tendono ascoltare solo i primi secondi dei brani saltando un po’ a casaccio fra l’innumerevole marea di dati che si ritrovano sui propri hard disk. Credo che questo sia un approccio bulimico alla musica; la gente ha bisogno di prendere il proprio tempo, di immergersi nel feeling dei brani e di lasciare che le vibrazioni crescano e si sviluppino senza tenere d’occhio l’orologio.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

-(Francesco Bucci): viviamo in una città meravigliosa e ci basta fare una passeggiata fra le antiche vie di Roma per ascoltare le voci del passato che sussurrano alle nostre orecchie e ci forniscono la migliore delle ispirazioni. Dal punto di vista prettamente musicale siamo degli ascoltatori a 360°. Ogni membro della band ha le sue preferenze che, sommate, coprono praticamente ogni genere, dal blues al grindcore più marcio, dal black metal alla musica folk asiatica e mediterranea passando per l’ambient e per il buon vecchio heavy metal. Gianpaolo Caprino (chitarra e tastiera), che è il principale songwriter, adora le colonne sonore di compositori come Basil Poledouris (autore della soundtrack di “Conan The Barbarian”) o Ennio Morricone, ma non disdegna il lavoro di pezzi da novanta come James Hetfield, gli Amorphis, i vecchi Summoning, ed i Kraftwerk; ha persino un feticismo per le vecchie colonne sonore dei videogiochi degli ‘80’s come Golden Axe o Double Dragon, passione che io appoggio incondizionatamente. 

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?  

-(Cristiano Borchi): Sabato 28 inizieremo l’attività live da Firenze, poi il 18 ottobre saremo a Roma e il 19 a Milano. Stiamo lavorando proprio in questo periodo sull’attività live in Italia e in Europa che accompagnerà la band per tutto il 2014. Abbiamo già qualche data confermata dei festival confermati in Germania per quest’estate, ma il grosso deve ancora essere ben definito ed annunciato. Sicuramente suoneremo più che in passato on stage, una dimensione che sentiamo nostra quanto (se non più) quella dello studio, non vediamo l’ora di iniziare!

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

-(Francesco Bucci): in questo momento stiamo valutando la produzione di un videoclip, ma ci troviamo in una fase preliminare. Avremmo intenzione di distaccarci nettamente dai due video del passato, “I Am Legend” ed “under The Boards”, incentrati su atmosfere orrorifiche, per proporre qualcosa di più attinente alla nostra proposta. La dimensione visiva è il coronamento ideale di un brano musicale, per questo motivo stiamo impegnandoci con tutte le  nostre forze per concretizzare il progetto anche se, allo stato attuale, sono ancora troppe le variabili che vanno considerate. Per quanto riguarda il DVD posso dirti che un simile progetto non è in cantiere; ad oggi “The Battle Of Quebec City” del 2007 rimane il nostro unico passo in questa direzione.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

-(Francesco Bucci): ogni band con cui abbiamo diviso il palco, da icone come Slayer, Alice Cooper, Testament o Motorhead sino al gruppo di supporto più sconosciuto, ha sempre rappresentato una potenziale fonte di ispirazione, sia nel bene che nel male. Siamo ascoltatori attenti e rimaniamo con gli occhi aperti sia quando ci confrontiamo con Maestri di cui non saremmo degni di cambiare le corde agli strumenti, sia quando ci troviamo di fronte a ragazzi alla prima esperienza che, però, dimostrano di far bruciare la fiamma ben più di realtà affermate. Personalmente mi piacerebbe collaborare con band come Summoning o Falkenbach, se si parla di metal, o con artisti a tutto tondo del calibro di Woodkid (il quale, vendendo centinaia di migliaia di dischi, difficilmente si accorgerà di noi).

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-(Cristiano Borchi): Ringraziamo tutti per l’accoglienza stellare che sta ricevendo “Hesperia”, ci vediamo on stage!

Maurizio Mazzarella