SOUL OF STEEL - Intervista alla Band


Siete appena usciti sul mercato discografico con Journey to Infinity potete presentarlo ai nostri lettori?

-Un caloroso saluto a tutti i lettori ed headbangers di Giornale Metal! Siamo lieti di poter presentare finalmente Journey To Infinity, nostra seconda fatica, un disco che ha decisamente cambiato direzione rispetto a Destiny. Chi ha ascoltato il nostro lavoro precedente è riuscito facilmente a capire quali erano i nostri pregi e i nostri difetti musicalmente parlando e una delle cose che ci rende più fieri è proprio questo passo in avanti che c'è stato a livello di sound, songwriting, produzione e missaggio. I vari cambi di line up e l'aver raggiunto finalmente una formazione definitiva ci ha portato a quello che è Journey To Infinity, abbiamo cercato di fare un disco di impatto, ma non un disco “facile” da capire al primo ascolto. Al giorno d'oggi è un miracolo che i dischi si vendano ancora, quindi chi spende soldi per acquistare il tuo disco deve comunque godere di alcuni elementi che lo invoglino ad ascoltarlo più e più volte.

Journey to Infinity è appunto il titolo del vostro ultimo disco in studio, come lo avete deciso?

-Il titolo del disco è stata una delle ultime cose che abbiamo deciso. Le azioni svolte dal protagonista del concept erano svariate e lo erano anche i luoghi in cui la vicenda si svolge. Trattandosi di un viaggio onirico gli scenari, principalmente scenari di fantasia, dovevano essere rappresentati in una parola o una breve frase. Tra il paesaggio rievocato dai testi di Neverland, Through the gates of heaven ed Eternal Life c'era un termine che li accomunava tutti. “L'infinito”. Essendo un vero e proprio viaggio dove il protagonista accompagna l'ascoltatore è venuto spontaneo intitolarlo Journey To Infinity.

Quanto tempo è servito per completarlo, tra stesura e registrazione?

-La stesura ovviamente è stato l'aspetto che ci ha portato via gran parte del tempo, in sala soprattutto. Sin dalla pubblicazione di Destiny avevamo già degli elementi che stavamo sviluppando, per la precisione i riff di Shadows of the past e Waiting For. Ci siamo presi tutto il tempo che ci serviva e ci sono voluti gli ultimi due anni per avere tutte le 13 tracce ben chiare. Definito ogni dettaglio il lavoro in studio sarebbe stato più breve e di fatti così è stato. Ci sono voluti pochi giorni a testa per le registrazioni delle parti.

Come si è evoluto il vostro sound raffrontando Destiny a Journey to Infinity?

-In Destiny è presente un sound per certi aspetti prestampato. Non era definito ancora un tipo di sound che ci avrebbe caratterizzati, ma probabilmente continuerà a cambiare anche in futuro come succede spesso. Il sound che caratterizza Journey To Infinity dipende soprattutto da nuove influenze che abbiamo avuto negli ultimi anni, dal lavoro svolto sui suoni, in particolare su tastiere e chitarre. Il sound doveva essere quanto più immediato possibile per far capire ogni singola nota dei nuovi brani. Stiamo cercando di curare il sound allo stesso modo anche nei live.

Quali sono le differenze principali tra Journey to Infinity ed il precedente Destiny?

-Per come abbiamo concepito Journey verrebbe da rispondere “tutto!”. Le prima differenze, facilmente riscontrabili anche da un primo ascolto, sono i brani più lunghi in termini di durata e studiati da un punto di vista ritmico. In Journey To Infinity abbiamo fatto collimare le chitarre  e il basso con diverse parti di batteria, c'è stata una vera e propria sinergia tra noi tutti e abbiamo sperimentato molto. Destiny è stato un disco più immediato, per molti aspetti si notano in esso le nostre influenze del metal old school, quindi un disco che imprime molti elementi già al primo ascolto. La nostra ultima fatica l'abbiamo concepita come un disco da ascoltare e riascoltare più volte per essere compreso al cento per cento, credo che al giorno d'oggi siano gli elementi essenziali per evitare che un disco diventi “usa e getta”.

Quali sono invece i punti in comune tra i due dischi?

-Come dicevamo prima i punti in comune sono ben pochi, ma un elemento l'abbiamo mantenuto e per come stiamo andando avanti ora lo manterremo sempre, ovvero il lato Power Metal. Journey To Infinity presenta sfumature progressive, ma ai tempi veloci accompagnati dal doppio pedale e chitarre in palm muting alterna anche parti cadenzate e spezzate in mezzo da parti di tastiere; sono una scelta stilistica a cui vorremmo sempre tenere fede anche in futuro. Sono due elementi facilmente riscontrabili in entrambi i full-length.

Quali sono i pregi di Journey to Infinity?

-Sicuramente il cambiamento e la maturità che c'è stata a livello di songwriting. I brani sono venuti fuori in maniera naturale e tutti abbiamo partecipato alla loro stesura e composizione. Capita di ascoltare molto spesso degli album che partono con le prime quattro o cinque tracce convincenti per poi arrivare a dei brani che sembra siano nati di fretta, tanto per arrivare a dieci o dodici tracce per completare il disco. Noi siamo stati attenti a non cadere in questo “tranello” e non usare brani composti in fretta e furia come riempitivo. Inoltre abbiamo cercato di disporre brani potenti e veloci nei punti giusti rispetto alle ballad in modo da evitare cali di attenzione nell'ascoltatore.

Come nasce un vostro pezzo?

-Ci si riunisce tutti come se fosse una semplice prova e si valutano le idee di ognuno. Solitamente i brani nascono da un giro di tastiera o di chitarra, ma capita anche di avere in mente un giro di batteria su cui costruire qualcosa di efficace, il riff iniziale di Eternal Life è nato così per esempio. Dopo di che basso e voce si accodano trovando una linea che lega bene col brano e poi iniziamo a tracciare la struttura e ad improvvisare qualche assolo. E prima di registrare ovviamente stravolgiamo tutto almeno mille volte!

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

-E' difficile citare un solo brano, soprattutto se parliamo di emozioni e poi di tecnica. Da un punto di vista emozionale ci sentiamo particolarmente legati alla ballad Last Desire. Nella versione in elettrico abbiamo strutturato il tutto in maniera diversa e in un certo senso “meno prevedibile” rispetto ad altre ballad che abbiamo composto in precedenza. Ne è uscito comunque un brano articolato e che ha molto da dire. Nella versione acustica la voce di Roberto Tiranti è stata l'incarnazione di tutto quello che volevamo esprimere. Da un punto di vista tecnico invece è difficile scegliere perchè ogni brano presenta la sua complessità, sicuramente sceglieremmo (e non a caso l'abbiamo messa all'inizio della tracklist) Through the gates of heaven, che è il brano che ha riassunto le idee di tutti e sei i componenti. C'è stata molta sperimentazione anche sull'uso di accordi e scale ed è uno dei più complessi anche a livello di struttura.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

-A livello di sound abbiamo attinto dai grandi del power e del progressive. Un ruolo fondamentale l'hanno svolto i Symphony X e i Dream Theater. Ci identifichiamo anche nel sound degli Stratovarius dell'era di Elements e in quello degli ultimi dischi degli Helloween. In brani come Secret Words o Eternal Life possiamo notare come atmosfere evocative e chitarre, talvolta accordate in drop D bemolle, siano facilmente riconducibili al sound moderno di 7 Sinners o l'appena edito Straight out of hell degli Helloween.

Quanto sono state importanti le figure di Olaf Thorsen ed Alessio Lucatti in Journey to Infinity?

-Sono state due figure fondamentali insieme all'intervento di Simone Mularoni nel mixaggio. Olaf e Alessio ci hanno seguito meticolosamente durante le sessioni di registrazione. Oltre che per Destiny ci avevamo lavorato per altre due demo di prova contenenti brani che avrebbero fatto parte della tracklist di Journey To Infinity. Quando lavoriamo insieme ci sentiamo di aver fatto un passo avanti e di essere di maturi per poter affrontare il lavoro futuro.

Perché avete scelto di Domination Studios di Mularoni per le registrazioni?

-E' stata una scelta che abbiamo valutato sotto consiglio di Olaf. Dal canto nostro siamo tutti fan dei DGM e sapevamo già come sarebbe stato curato il sound in fase di mixaggio visto che tutti conoscevamo le produzioni di casa Domination Studios.  Il lavoro quindi è finito senza indugi nelle mani di Simone Mularoni che ha svolto un lavoro di cui siamo più che soddisfatti!

Ci parlate della vostra collaborazione con Roberto Tiranti?

-La nostra collaborazione con Roberto Tiranti è nata fin dai tempi del primo disco “Destiny”, quando decidemmo di chiamare lui per il brano “Endless Night”. Il nostro rapporto però è continuato anche dopo la sua partecipazione in quest'album poiché abbiamo avuto la possibilità e la fortuna di condividere con lui il palco in un concerto organizzato a Roccaforzata in provincia di Taranto. Subito dopo “Destiny” io (Lorenzo Chiafele, batterista) e il tastierista Daniele Simeone abbiamo composto il pezzo “last desire”, e in virtù del rapporto di amicizia con Roberto gli abbiamo chiesto di buttare giù una linea vocale e il pezzo ha cominciato a prendere forma fino ad arrivare alla versione definitiva che potete gustare appunto in “Journey to infinity”.

 C'è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

-In futuro ci piacerebbe collaborare con artisti stranieri. Parliamo di artisti che ci hanno ispirato da sempre e che possiamo tenere seriamente in considerazione per uno siecial guest. Primo fra tutti Russell Allen dei Symphony X, che hanno svolto un ruolo fondamentale tra le nostre influenze musicali. Un altro guest ideale è Andi Deris degli Helloween. Amiamo le sue linee vocali sui brani degli Helloween, soprattutto negli ultimi dischi. Molti puristi del genere potrebbero domandare “ perchè non Michael Kiske ?”. Sicuramente anche Kiske è presente nella “lista dei desideri”, amiamo tutte le epoche degli Helloween e abbiamo attinto da esse, ma per noi è anche un fatto di gusto ed emotività che Deris riesce a trasmettere come pochi sanno fare. Probabilmente molti non saranno d'accordo perchè in questo caso non stiamo parlando di tecnica. 

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-A prescindere se il nostro ultimo lavoro piacerà o meno diciamo a chiunque decida di supportarci, grazie! Vi invitiamo a restare sintonizzati sulla nostra pagina facebook https://www.facebook.com/soulofsteelband e al nostro sito ufficiale http://www.soulofsteelband.com/  che saranno in costante aggiornamento anche per l'attività live. Un caloroso saluto a tutto il popolo del metallo! UP THE STEEL!

Maurizio Mazzarella