SUSY LIKES NUTELLA - Intervista alla Band



Risponde JJ cantante e bassista della band:

Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

-I Susy si sono riformati l'anno scorso in maggio dopo otto anni in cui avevamo deciso di dedicarci ad altri progetti, spesso legati tra loro, quindi non ci siamo mai persi di vista. Quasi tutti i pezzi li ho scritti in questo lasso di tempo riutilizzando campioni originali della band stessa che avevo gelosamente conservato, mescolandoli e mettendoci nuovi cantati. Li ho proposti, sono piaciuti e siamo partiti. A settembre eravamo già in studio a registrare e adesso stiamo uscendo.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

- Il nucleo originale lo si colloca all'inizio degli anni novanta. Io venivo dall'esperienza dei Soul Hunters di Nick Vannini (primo cantante dei Diaframma) con i quali avevo esordito e fatto molti dischi. Non avevo più la band e conobbi Freddy che mi propose di suonare insieme qualcosa. Più tardi si è aggiunto Carranza alla batteria e questo è lo zoccolo duro della band che non è più cambiato. Alla seconda chitarra si sono alternati molti chitarristi, con i quali siamo rimasti sempre molto legati. Oggi la line-up è completata da Nardo Lunardi che in carriera ha suonato in gruppi del calibro di Death SS, Neon e Pankow, grande musicista che si è subito ambientato nel contesto, al di là dell'amicizia che già esisteva.

Come è nato invece il nome della band?

-In maniera piuttosto casuale: suonavamo insieme da poco e ci proposero un concerto, ma non avevamo ancora pensato al nome. Arrivò Freddy e propose questo "Susy Likes Nutella" che mi suonò all'orecchio molto divertente, anche se di divertente nella nostra musica non è che ci fosse molto. Pensavo "vabbè, poi lo cambiamo". Non l'abbiamo mai fatto. So che ci sono delle dicerie metropolitane più piccanti, ma non ne so nulla. Dovrei chiedere agli altri ma non credo di volerlo sapere.

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

-Nei primi dieci anni di attività del gruppo i miei testi parlavano prevalentemente di deviazioni varie, questo era un marchio di fabbrica. Con l'età sono cambiato e lavorare con Steve Sylvester al progetto W.O.G.U.E. mi ha fatto capire che si possono trattare anche altri argomenti. Adesso i testi sono più introspettivi... diciamo che si tratta di non-convenzionali canzoni d'amore, prevalentemente. Comunque per me la musica è la cosa più importante. I testi li metto sempre in fondo quando il pezzo è finito.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

-Penso incuriosisca il fatto che non possiamo essere catalogati in un genere ben preciso."Love and Rain" è decisamente un disco molto potente: chitarre importanti e ritmi inusuali, ma la novità rispetto al passato è che ci sono dei veri e propri ritornelli con dei cantati decisamente melodici. Agli inizi di ritornelli classici non ne volevo sentir parlare. Li detestavo. Adesso se "Love and Rain" non lo avessimo fatto noi, lo vorrei in duplice copia. Credo di non dover aggiungere altro.

Come nasce un vostro pezzo?

-Li compongo a casa sul Cubase programmando le linee di basso e usando molti campioni del mio archivio. Quando la struttura è abbozzata in modo accettabile la porto in sala prove e cominciamo a lavorare sul brano, che prende la sua forma velocemente. So già che quello che verrà aggiunto dalla band andrà bene. Suoniamo insieme da tanti anni, l'affiatamento è una cosa che con il tempo abbiamo consolidato con le sue regole: Freddy ha bisogno del contatto fisico con la band e scrive le sue parti in sala prove, suonando allo stesso volume che ha dal vivo. Devastante. Carranza preferisce rimanere da solo dopo le prove con cuffie, click e basi per chiudere le sue parti. Nardo va alla grande in tutti e due i metodi, a volte non suona nemmeno, ascolta e torna la volta dopo con del materiale perfetto.

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

- Per me sono tutti importanti, ognuno ha un suo significato unico e particolare. Se dovessi sceglierne uno che incarna il sound classico del gruppo direi probabilmente "The return of mrs. Web", anche perché è il sequel del brano che apriva il nostro primo disco, quasi 20 anni fa, e ci sono molto affezionato. Sai, ognuno ha le sue preferenze all'interno della band, se chiedi agli altri ti daranno risposte diverse. Va bene così.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

-Sono cresciuto con la new wave negli anni ottanta e l'ho vissuta in prima persona, non ho però mai disdegnato certi tipi di metal e mi piacciono molto anche mostri sacri tipo Black Sabbath, Deep Purple etc... A mio parere, per quanto riguarda un eventuale influenza per i Susy, ti potrei dire Jane's Addiction, Ministry, Butthole Surfers, ma tanti altri ancora. Ma devo dirti che se mettiamo insieme i dischi che abbiamo in quattro, riempiremmo un hangar. E ci troveresti di tutto, l'intero spettro musicale conosciuto. Forse per questo che i Susy sono difficilmente catalogabili.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?  

-Vediamo. Non credo un tour vero e proprio, vedo più utile un certo numero di concerti mirati. Ne stiamo parlando in questi giorni.

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

- Al momento no, ma certo ci piacerebbe molto. Vedo più probabile a breve termine una stampa in vinile con copie numerate di "Love and Rain".

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

-Internet aiuta. Certo alcuni aspetti andrebbero rivisti, ma la rete può portare al pubblico molti eccellenti band che altrimenti rimarrebbero praticamente sconosciute.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

-Per allacciarmi alla domanda di prima, credo che la rete sia stata utile a dare uno scossone, negli ultimi anni. Vedo molte band, i giovani ricominciano a suonare e questo è molto positivo. Spero di avere la fortuna di poter assistere a una nuova onda come quelle a cui ho assistito, e partecipato, in passato. Il problema è che c'è bisogno di rompere le regole per creare qualcosa che prima non c'era e paradossalmente questo è un problema per la visibilità di chi fa musica originale. Molti locali danno la preferenza a cover band e anche se capisco le motivazioni, non mi trovano d'accordo. Però mi dicono che il vento stia cambiando e spero sia di buon auspicio per i tanti artisti che non trovano lo spazio che meriterebbero.

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

-Se intendiamo il senso esteso del termine, si. Non diamo priorità alla tecnica sull'espressione. Mi spiego meglio. Agli inizi dovevo insistere perché Carranza suonasse meno note, oggi devo insistere a volte, per fargliene suonare qualcuna in più e anche Nardo, che è un chitarrista che può essere molto tecnico, fa solo cose mirate. Quindi si, musicisti.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

-Ho già avuto la fortuna di collaborare con molti artisti che conosco e apprezzo. Al momento se devo dirne uno, questo è Peter Burns! Facciamo una cover molto particolare di "You spin me round" dei Dead or Alive e mi piacerebbe che un giorno che lui/lei potesse cantarla. Abbiamo chiesto alla nostra promoter di sondare il terreno.

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-Rock on, gente. Ci vediamo in giro!

Maurizio Mazzarella