SLOE GIN - Intervista alla Band


Risponde Elio Nicolini:

Enio, è un piacere chiacchierare con te… Un piacere che sarà condiviso  da chiunque segue la scena da tanto tempo… Allora, parliamo subito del  progetto Sloe Gin e della genesi di A Matter Of Time ?

-Ti ringrazio, il piacere è reciproco. Questo progetto ( basso-batteria e voce), mi girava nella mente da tempo...eliminare per raggiungere lo stesso emozioni lo trovavo di un essenziale e soprattutto un' esigenza interiore oltre che intrigante. Con queste sensazioni ho iniziato a scrivere le parti di basso che  in questo lavoro assume un ruolo diverso,inusuale. Infatti alla sua funzione ritmica si aggiunge anche quella della linea melodica, come se volesse comunicare al di sopra di uno scontato schema ritmico, emozioni più intimistiche. Ho proposto tutto questo  al grande Eugenio Mucci ,il quale a curato tutti i testi e tessuto una linea vocale che avvolge ogni brano. Con Giuseppe Miccoli, cosa dire di un vero maestro di musica!  E' un grande session-man e per lui è stato facile entrare nella filosofia del progetto curandone tutti gli arrangiamenti ritmici. Il risultato è " A matter of time".

Come dicevamo in sede di recensione questo progetto, che vede protagonista il tuo basso, è davvero originale ma, ripeto, siamo rimasti stupiti per la sua godibilità… Un risultato voluto od ottenuto in corso d’opera? Raccontaci qualche segreto…

-Quando leggo  ho mi dicono non si sente la mancanza di suoni di altri strumenti, mi sento soddisfatto e centrato nelle mie intime emozioni. Sul pratico dico subito che le linee vocali e quelle ritmiche sono arrivate successivamente alle parti di basso. Il   basso è voluto e studiato nei suoni da me, quando siamo entrati in studio non abbiamo usato nulla di artificioso, solo la mia pedaliera di effettistica. Ho cercato di rendere il suono del basso una voce che parla dal profondo di me, a volte ossessivo a volte ad alta voce a volte psichewdelico, come certi viaggi lontani. Quello che ascolti poi non è altro che una evoluzione di un ramo che comunque fa parte di uno stesso tronco e se analizzi i loro fiori hanno lo stesso DNA.  Un segreto che non è stravolgente stà nel fatto che ho usato di base un "overdrive" a volte miscelato con un "corus" ed anche un pedale "synt". Il basso è stato registrato in due linee identiche Left and Right per aprirne il suono lasciando la cassa della batteria al centro dell'ascolto.

C’è qualche brano a cui tieni particolarmente? In genere di cosa parlano i brani che compongono il lavoro?

-Mentre le musiche sono tutte mie, i testi sono dei Eugenio Mucci. Tutti brani ovviamente sono importanti, sono tue creature ! Una su tutte segnalo " Islero" testo ispirato al toro che nel 1947 uccise il grande torero Manolete. E' la rivincita sulla giostra macabra che si ripete , dove i deboli subiscono sempre. Oggi il Toro sconfigge i sopprusi e le violenze interrompendo il giro della giostra e tutti i "toreri" devono finalmente riflettere sul decorso della vita. I testi sono pieni di riflessioni su come la vita ci avvolge. Ti segnalo il brano (a me piace molto) "Lord of snowflakes" che parla del Signore dei fiocchi di neve che con i suoi poteri fa cadere così tanta neve da sommergere tutto il male di questo mondo.

Ci parli dell’artwork che vi vede entrare con passo deciso all’interno di uno sfasciacarrozze… Cosa vuol dire?

-Entrare nel mondo inerte, immobile, spento di uno sfascio dove tutto è indefinito con passo deciso per andarne a capire i messaggi più nascosti... è stato il nostro intendo. Ognuno di noi ha fotografato dentro se stesso le immagini dell'ambiente per poi riportale  all'ascoltatore. L' artwork vede aprire una speranza quando finalmente ci si vede in viso , lanciando una sfida di vita e un messaggio di positività a quel mondo ormai morto che ci ha ospitato.

Enio Nicolini ragazzo… Come ti sei approcciato al mondo del rock, quali erano i tuoi idoli ed i tuoi ascolti più in generale?

-La persona che tanti anni fa che mi insegnò i primi accordi fu Mario " The Black" Di donato quando frequentavo la 1° media ( lui la 2° ma era ripetente) durante una gita scolastica per rimorchiare ragazzine. A parte questa notizia che la dice lunga di quanti anni insieme on the road ( ahahahah) chi mi ha sconvolto e preso per mano appena adolescente fu la chitarra di Jimi Hendrix che mi distolse dai miei studi classici di contrabasso proiettandomi nel rock. Di quegli anni ricordo gli Who di cui adoravo il grande John Entoistle. E'  che dire del movimento Punk  , Sex Pistol, Clash i P.I.L , i grandi Atomic Rooster. Ricordo poco più che adolescenti con Mario avevamo iniziato il progetto "Respiro di Cane" e facevano delle cover dei Gand Funk ( Railroad) dove militava un'altro grandissimo delle 4 corde Mel Schacher quello che forse ha influenzato maggiormente il mio suono. Mi piace anche citare il concerto  venerdi 23 febbraio  1973 a Roma (Palaeur con Mario) dei sublimi Black Sabbath  che mi hanno dato il colpo di grazia e il battesimo al doom ( ho il biglietto nei miei album ). Appena dopo la adolescenza tutto il movimento nascente Heavy Metal mi ha coinvolto totalmente ed i Motorhead di Lemmy hanno anch'essi contribuito con una buona dose di colpa (ahahah)

Poi ti sei innamorato subito del basso? E’ il primo strumento che hai imparato a suonare? Parlaci del tuo percorso formativo ed artistico… 

-Si, nasco bassista anzi contrabassista all'età di 14 anni. Ero affascinato dalla profondità del suono e dalle ritmiche di accompagnamento che emetteva. Volevo frequentare il Conservatorio all'epoca, ma i miei mi volevano con il classico "pezzo di carta" e mi furono concessi lezioni private di musica a Pescara. Due anni di scale,solfeggi,partiture ,poi l'incontro musicale con " Mario Di Donato" e la prima formazione definitiva di Rock garage ( Respiro di cane) mi fecero appendere al chiodo il contrabasso e prendere un basso elettrico grintoso ( un Ariston ). Da li un susseguirsi di storie, ricordo tra la fine degli anni 70 e 80 gli UT che ci hanno portato alla Polygram e purtroppo il contratto si dissolse subito perchè non volevamo compromessi ( meglio così) ed imposizioni di composizione.

Parliamo dei vecchi tempi, quando con gli Unreal Terror eravate tra i pionieri della scena metal nazionale… Ricordi, aneddoti, sensazioni, vai pure a ruota libera…

-Gli Unreal Terror di "Heavy and Dangerous" furono una creatura di svolta nella nostra carriera, parlo anche di Mario Di Donato, era il 1985 in pieno fermento dell'heavy metal italiano. Fiorivano le "fanzine" Metal Caos, Metal Militia ecc., le storiche riviste Rockerilla,HM,Metal Schock, Inferno Rock ecc. I primi Festival Italiani un grande movimento e grandi bands. In quegli anni Mario andò via dagli Unreal Terror per formare il suo progetto Requiem e noi assoldammo Giuseppe Continenza con il quale registrammo "Hard Incursion" e un brano per la compilation "Rock Meets Metal" (oggi Continenza oltre ad insegnare chitarra moderna al Conservatorio di Musica di Pescara è un apprezzato chitarrista di Jazz-rock a grandi livelli). Un ricordo su tutti  il mitico Festival al Parco Prandina di Padova organizzato da Antonio Ferro di Fireball che gira oggi su YouTube e Facebook.

Singolare che ti sia trovato a suonare negli Sloe Gin con due ex Requiem, la band con cui il tuo compagno artistico di sempre, Mario Di Donato, è diventato famoso… E parlaci allora di questo lunghissimo rapporto…

-Eugenio Mucci mi ha seguito nel progetto Akron , quindi artisticamente c'è un solido legame che è anche amicale. Giuseppe Miccoli è stato il batterista dei Requiem e lo conosco da quel tempo. Lui è un grande batterista un professionista un sessio-man. Reclutarli in questo progetto mi è sembrato giusto per alzare il profilo anche tecnico del lavoro oltre che artistico. Il mio rapporto con Mario Di Donato come ho già detto parte da prima dell'adolescenza sui banchi di una scuola media "E. Fermi" di Pescara. Abbiamo avuto una breve parentesi di distacco dal 1986 al 1990 ( periodo Requiem per lui) . Poi ancora insieme nei The Black da 23 anni. In definitiva sono circa quarant'anni che accompagno con il mio basso la chitarra del "Black" come affettuosamente lo chiamo. Oggi che ti dico non litighiamo più, siamo tolleranti più maturi.( un premio alla lungimeranza e alla vicendevole sopportazione ahahah).

Enio, quali sono i tuoi bassisti preferiti oggi? Ed i gruppi, artisti o generi che segui di più?

-Oggi dire il nome di Steve Harris vuol dire che parli del "bassista metal" lui è da apprezzare su tutti ! Poi c'è Lemmy che usa il suo basso come una chitarra ( a me piace molto) . Voglio però citare alcuni colleghi italiani , anche se meno blasonati, ma che stimo : Henry Caroli (Sabotage) il Glover italiano per me,  Sergio Pagnasco dei Vanexa (Labyrint), Enzo Mascolo della Strana Officina lineare e presente bassista ritmico. Ho sempre seguito la musica a 360° perchè mi sento un musicista in primis e poi un fedele adepto del mondo del metal. Posso ascoltare "Aenima" dei Tool che mi affascina, come Georges Wassouf artista libanese che riesce a farmi viaggiare con la sua voce in atmofere magiche , passando per i Fear Factory  con i riff mozzafiato di "Soul of a new machine". Questo poi per dire che tutto è moto ed in divenire.

Quali le tue prossime mosse con Sloe Gin e con The Black ?

-Con gli Sloe Gin  siamo in piena promozione e stò già lavorando a replicare questa esperienza per il 2014. I The Black sono una macchina diversa, che durante il suo viaggio si ferma nelle stazioni di servizio per prendere un carico di emozioni e darne a chi ci segue con affetto da anni. 

Enio, è stato davvero un onore ed ancora un piacere quest’incontro con te!!!  Ed allora chiudi pure con le tue parole…

-Anni fa concludevo sempre dicendo che supportare chi fa musica ,la nostra musica è fondamentale per esserci anche nel futuro, quindi questo è il mio appello e,  poi alle nuove generazioni di musicisti volevo solo ricordare che "Il miglior rock è quello che deve ancora essere" quindi con affetto Keep on Metal hedabangers!

Salvatore Mazzarella