DINE IN HELL - Orphans

Indelirium Records

"Orphans" è un album che potrei definire deathcore, perchè i Dine In Hell rivelano un bagaglio hardcore, espresso in modo contenuto, mentre il death metal di base riesce a passare da momenti più morbidi e quasi gothic o anche metalcore ad altri pesanti e massicci. L'opener "Into the Misery" è efficace nei suoi soli 2', sintetica e aggressiva, mentre "The Forgotten" arriva quasi a 3' e rivela la struttura di cui si diceva prima: death-gothic e death-hardcore. Al di là di come siano le proporzioni tra questi elementi, il seguito dei brani presenta dei giri delle chitarre un tantino scandinavi ("The Echo" e "Until n.0"). Inevitabili i breakdown o i low tempo che dovrebbero conferire pathos ai pezzi, ma in alcuni casi non sembrano ben gestiti, soprattutto per un'eccessiva lunghezza. In "Cyrcle of Crypts" invece il riffing ha un aspetto piacevolmente caotico e lancia degli intermezzi dove la melodia emerge, ma contemporaneamente ritornano i breakdown di cui si diceva, oltre ad un drumming comunque troppo pesante. "Siberia" presenta un impatto devastante, il riffing cavalca bene, poi un labirinto di fratture nei tempi, marcati e rovinosi, e la canonica ripartenza. Tutto questo però non convince pienamente. I brani, alcuni, diventano prevedibili, non hanno effetti sorpresa o soluzioni inaspettate. Piace l'opener, la title track e altre dua canzoni ma in modo particolare per le trame melodiche anziché altro. Rispetto all'EP "Bites of Time" i Dine In Hell sono maturati e anche i suoni hanno avuto un miglioramento. Non mi convince la voce di Gazza, un growling arso e ottimo per il deathcore puro e massiccio, meno per cose levigate e che laband spesso propone; buoni invece i contrappunti in stile hardcore che si sentono a più riprese. Intanto suonano molto live e vedremo poi se questo rodaggio on the road porterà a release più evolute.

Voto: 6/10

Alberto Vitale