SECRET SPHERE - Portrait Of A Dying Heart

Scarlet Records
I Secret Sphere sono una tra le migliori band metal non solo italiane, ma anche europee e questo è un dato di fatto incontestabile. La separazione dal cantante storioco Roberto Messina, poteva risultare deleteria per il gruppo non solo da un punto di vista artistico, ma anche psicologico. Ed invece non è stato così, perché Aldo Lonobile e compagni hanno voluto fare le cose per bene, facendo entrare nella loro famiglia uno dei più grandi talenti nostrani, parliamo di Michele Luppi, un vero portento della voce, noto nella scena italiana per aver militato in un'altra grande e nota formazione come i Vision Divine. Paradossalmente, mai come nel caso dei Secret Sphere un divorzio è stato così fruttuoso, perché senza nulla togliere a chi ha preceduto Luppi, il combo piemontese ci ha guadagnato, non solo per lo spessore artistico del nuovo cantante, il cui timbro vocale ben si sposa con i loro componimenti, ma anche perché da un punto di vista strutturale, i brani di Portrait Of A Dying Heart nella loro complessità a livello d'arrangiamenti, risultano più fruibili e di maggiore impatto. Questo non vuol dire che Messina fosse una zavorra, affatto, ma per i Secret Sphere questo è un nuovo inizio, che avviene con la giusta maturità e con una maggiore consapevolezza nei propri mezzi, il che si trasmette sul fattore personalità, che nel caso di questa band risulta davvero elevato. Andando dritti al sodo, possiamo avvermare che Portrait Of A Dying Heart sia il miglior disco della discografia dei Secret Sphere e questo è possibile affermarlo senza alcuna ruffianeria di sorta. Certo l'interpretazione di Luppi è supefacente, è impossibile non restare estasiati dalla sua voce, capace di modularsi in base a quelle che sono le tonalità dei brani e di spaziare tra l'intenso ed il grintoso, tra l'oscuro ed il poetico, tra l'energico ed il passionale. L'intro del disco, la strumentale title-track, c'introduce in un'atomosfera cupa, che però tecnicamente non fa altro che confermare le notevoli doti dei Secret Sphere come musicisti, a seguire X colpisce per la sua versatilità, per il saper confluire tra il carismatico e l'atmosferico ed è innegabale che la voce di Luppi reciti un ruolo fondamentale, Wish & Steadiness invece, mostra la vera dimensione dei Secret Sphere, che pigiano duro sull'accelleratore e si lasciando andare in vortice di pura adrenalina, con intrecci e cavalcate di chiarra da sballo, merito della grande intesa tra Aldo Lonobile e Marco Pastorino, due gemelli inseparabili. L'intro di chitarra di Union, denota quando lo stile dei Secret Sphere sia oggi più fluido, scorrevole e capace di spaziare su sonorità più morbide ed avvolgenti, ma c'è subito spazio per il lato più crudo del gruppo con The Fall, dove emerge anche il lato più progressivo del gruppo, con le tastiere atte a recitare un ruolo determinante, mentre in Healing viene dato spazio ad una strada sperimentale, più evoluta ed innovativa, ma sempre fortemente coerente. Come non commuoversi con Lie To Me, un brano talmente ispirato e leggiadro, che consente di apprezzare la splendida voce di Luppi, stesso dicasi per The Rising Of Love, dove emerge ancora la pregevole vena compositiva del gruppo che con Secret Fear esalta la propria velocità d'esecuzione e con la conclusiva Eternity crea un vestito sonoro perfetto per la voce del suo nuovo cantante. Portrait Of A Dying Heart è il settimo disco dei Secret Sphere, che sono tornati sul mercato con un autentico capolavoro, a due anni di distanza da Archetype. La produzione è eccellente, ma oltre a questo, tutto è talmente perfetto, che è davvero impossibile trovare un difetto. Bloccate in partenza ogni possibile paragone con le precedenti esperienze di Luppi e con chi l'ha preceduto. Con Portrait Of A Dying Heart svoltano verso una pagina importante della loro storia, per una carriera che sarà certamente gloriosa.

Voto: 10/10

Maurizio Mazzarella