Rock Metal Fest 2012 - Pulsano (TA) 17 Agosto 2012


Quando si ha un sogno e lo si vuole realizzare bisogna crederci fino in fondo ed impegnare al massimo le proprie forze per superare tutte le difficoltà. All’insegna di questo spirito, il Rock Metal Fest di Pulsano (Ta) arriva alla sua quarta edizione. L’evento cresce e, come il buon vino, migliora invecchiando. La grande novità di quest’anno è il cambio di location, non più la suggestiva piazza Castello, ma l’area dello stadio comunale, sede più ampia ed idonea ad ospitare l’evento. Sei le band selezionate, previo bando, dagli organizzatori della Rock Metal Events.
Alle ore 21,00 aprono gli Stone Blind; il quartetto, guidato dalla cantante BlindSu e dalla chitarrista Morena, propone una miscela esplosiva fatta di punk, metal e suggestive atmosfere arabeggianti. “We Are The Heresy” e “Follow The Winter” scaldano e trascinano il pubblico. Le ragazze sanno il fatto loro e, poiché il progetto non contempla solo l’aspetto musicale, grande attenzione è rivolta anche all’immagine e alla presenza scenica. Peccato che BlindSu abbia lamentato un dolore al ginocchio, altrimenti l’esibizione sarebbe stata ancora più movimentata.
A seguire tocca ai Legio Tenebrarum, autori di un robusto heavy metal venato di sfumature folk, ricco di grandi aperture melodiche e dai cori epici e avvincenti. “Castrum”, “Towards The End Of Time” e “Wind Of The West” sono pezzi che lasciano il segno. La folla interagisce soddisfatta e il merito va ‘in primis’ alla determinazione del leader Vito Battista, alla cornamusa di Roberto Shambhu e al tocco maideniano del chitarrista Valerio “Edward” De Rosa.
Terzi a salire sul palco sono i giovanissimi Big Steel Shit. La band tarantina suona un energico grunge, a tinte hard rock, arrabbiato quanto basta, con un effetto finale originale e sorprendente. I cinque “ribelli” concludono a Pulsano una serie di concerti che li ha visti esibirsi in giro per l’Europa (Olanda e Germania), prima di entrare in studio per terminare le registrazioni dell’album Shit Happens, la cui uscita è prevista per la fine dell’anno.
Tra un cambio di set e l’altro, un bimbo di due anni sale on stage con una chitarrina giocattolo, episodio che strappa sorrisi e applausi agli spettatori. Il pubblico è numeroso, molti i giovanissimi tra le prime file, oltre, ovviamente, ai metallari di vecchia data. Nel piazzale sotto palco e tra gli stand si aggirano musicisti di altre band (affermate o emergenti), che citiamo in ordine sparso: Gory Blister, Stige, Cobra, Hate Inc. e Assaulter, questo a testimoniare che la scena metal da queste parti è viva e scalciante.
La fama del Rock Metal Fest è giunta oltre i confini nazionali, infatti arriva il momento dei Project 2501, quattro ragazzi provenienti da Skopje in Macedonia, dediti ad un cybercore che spesso vira verso il nu-metal e l’industrial. Su basi ritmiche registrate (non c’è il drummer) il chitarrista  Ljupcho e il bassista Zlatko imbastiscono riff e pulsazioni per la voce del magnetico leader Filip “Implore Animosity” Petrovski, mentre l’altro chitarrista, Stefan, si destreggia benissimo anche con tastiere e synth. I testi, ispirati dalla letteratura e dalla fantascienza, descrivono una visione del mondo moderno catastrofica e senza speranza.
Alle ore 23,30 sono di scena gli Elegy Of Madness, che affrontano l’avventura pulsanese consapevoli delle proprie capacità tecnico-compositive, convinzione rafforzata dai vari attestati di stima espressi nei loro confronti e dal riscontro positivo di critica e pubblico ottenuto dal disco di esordio Bridge of sighs (uscito a metà 2009). Sulle note di “Prelude” la band si presenta di spalle, ma quando attacca il brano “Elegy Of Madness”, secondo una collaudata coreografia, si volta improvvisamente verso il pubblico regalando così i primi brividi di una esibizione emozionante e al limite della perfezione. Non ci sono sbavature, “Voices” e  “Another Path” sono perle di metal sinfonico, impreziosite da schegge di prog-rock, che risplendono grazie al lavoro di tutti i musicisti e soprattutto grazie alla splendida voce da soprano di Anja. Il gruppo propone anche “Quietus”, cover degli Epica. Bravissimi, a giudizio di chi scrive non hanno nulla da invidiare a più blasonati nomi esteri (Nightwish, Within Temptation et similia).
Il clou della serata è riservato ai romani In Case Of Carnage, che per la prima volta testano fuori dal proprio territorio i pezzi del recente Ep Medication Time. La potenza di fuoco messa in gioco è impressionante, le chitarre a otto corde di Simone Celletti e Massimo Ziveri macinano riff e assoli ipertecnici (siamo quasi in ambito djent), la sezione ritmica formata da Enrico Sacco al basso (a sei corde) e Giulio Galati alla batteria è precisa e potente. Il cantato growl di Paolo si intreccia e si fonde in maniera esemplare con le scream vocals di HELLeonore (sguardo e sorriso di una dolcezza infinita, che rendono inspiegabile l’origine della sua voce assassina). La carneficina inizia con “Black Widow” e prosegue con la vertiginosa “Endorphin”, la cui velocità viene brevemente frenata da un passaggio cadenzato. “Two sides of a man” incarna il lato più sperimentale della band, che stempera l’aggressività del death metal con inserti jazz e funk; questa sembra essere la giusta direzione da intraprendere per distinguersi dalla marea di gruppi che si cimentano con il death. Intanto un gruppetto di presenti comincia a pogare in modo sfrenato sollevando la polvere dell’area davanti allo stage. Ancora meritevoli di segnalazione sono il pirotecnico drum solo posto in chiusura di “Horryfing” e l’agghiacciante “Shrift” (geniale il testo thriller-splatter). La prestazione si rivela magistrale e solo la tarda ora non consente l’esecuzione di bis.
Va riconosciuta la cortesia delle forze dell’ordine presenti, che hanno chiuso un occhio (anche due) e concesso di suonare sino alla una di notte in un contesto (lo stadio) comunque  circondato da abitazioni.
Il bilancio finale è sicuramente positivo, la serata è ben riuscita: buona l’affluenza di pubblico (circa cinquecento persone), ottima la birra in vendita presso gli stand e azzeccata la scelta dei gruppi per un’offerta musicale che ha toccato un po’ tutti i sottogeneri del metal. Come accennato all’inizio, una edizione animata dalla passione e dall’impegno profuso per la realizzazione di un sogno: il sogno delle band (venute tutte a suonare gratis) di portare il frutto della propria creatività al di fuori degli scantinati; il sogno dei ragazzi più giovani (alcuni probabilmente in libera uscita per la prima volta) di assistere ad un concerto metal; il sogno del liutaio che in un piccolo stand presenta le sue chitarre elettriche; il sogno di Enzo Rizzi (anch’egli presente con uno stand) che in dieci minuti ha venduto tutte le copie della sua creatura, il fumetto Heavy Bone.
Su tutto, però, si eleva il sogno degli organizzatori che stanno trasformando questo festival in una bella realtà sempre in crescita. In una società dove tutto viene immolato sull’altare del dio Denaro, c’è chi ancora, in un tempo di crisi come quello attuale, rischia di tasca propria per una passione. La moneta di ritorno è incassare l’entusiasmo degli intervenuti e assaporare la soddisfazione di aver gettato un sasso nello stagno per smuovere le acque.
L’impiego di cuore, anima ed energie, dimostra che ovunque è possibile creare momenti di aggregazione, durante i quali musica, cultura e amicizia sono di casa; questo è il Rock Metal Fest di Pulsano, luogo dove la parola “Fest” assume il significato di “festa” piuttosto che di “festival”. In poche parole: una esperienza impagabile, senza prezzo… sarà per questo che   l’ingresso è gratuito?

Fonte Report e Foto: "Eric" G. Laterza - www.artistsandbands.org