MAINLINE - Intervista alla Band

Mainline (Band Press Office)

Intervista ai nostrani Mainline in occasione della pubblicazione del loro disco Azalea. Ci risponde il batterista della band Alessandro Benedetto:

Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

-Ciao e grazie anticipatamente per lo spazio concessoci! Azalea è il nostro secondo disco ufficiale, arriva dopo tre anni dalla ristampa del nostro primo full lenght “From Oblivion to Salvation”. E’ un disco frutto di un lungo lavoro, a partire dalle esperienze maturate negli anni on the road e del tempo trascorso in sala a rivedere, riarrangiare, correggere alcune idee che avevamo presentato già nel 2009 con un promo autoprodotto (Mainline). E’ un disco in cui abbiamo cercato di conciliare i gusti personali di ognuno di noi con la volontà di voler cambiare, cercando comunque di mantenere una coerenza concreta con quanto fatto in passato.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini? 

-La band è nata ufficialmente nel 1999, da un idea di Mao (cantante) e dei due chitarristi Diego e Stefano. Io ho iniziato a suonare coi ragazzi nel 2002, Simone (bassista) qualche tempo prima. Siamo partiti da un crossover che tentava di mettere d’accordo, seppur con qualche ingenuità di gioventù, le diverse influenze dei membri della band: dal grunge dei vari Alice in Chains e Soundgarden, ecc.. fino al metal, all’hardcore a cui io e Diego eravamo più legati. Tutte queste idee si concretizzarono dopo il primo demo del 2003 “Neurasthenic”col raggiungimento del deal discografico con la Dioxion Record, la stampa del nostro primo disco e la sua successiva ristampa con l’inglese Glasstone Record. Gli anni di quel periodo sono stati caratterizzati da un’estenuante attività live, successivamente l’abbandono di Diego e Simone e l’arrivo nella band di Flavio e Davide in loro sostituzione hanno contribuito a portarci al nostro attuale presente: Azalea appunto.

Come è nato invece il nome della band?

-Il nome della band deriva da un brano dei Full devil Jacket, Mainline appunto, una sorta di canzone tormentone di Diego e Maurizio.

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

-Le tematiche nei testi sono espressione delle emozioni che ci rappresentano e che ci hanno caratterizzato in questi ultimi anni, fatte di dolori e gioie. Il tema principale è quello del contrasto a cui il nostro cantante è molto legato, al quale si affiancano le dediche a persone importanti nelle nostre vite, amici e parenti cari, alcuni dei quali sono purtroppo scomparsi. Ci sono inoltre provocazioni e allusioni al tema sociale nei testi e nelle strofe di alcune canzoni, ma direi che il concept più importante rimane quello dell'ancora di salvataggio, il faro che ci illumina da più di 10 anni ormai: la musica pura, reale ispirazione e unica dimensione in cui ci rifugiamo per provare quelle emozioni che difficilmente troviamo al di fuori.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

-Gli elementi principali su cui si gioca la nostra proposta sono l’impatto e l’immediatezza di musica, testi e attitudine, che si fondono ad una ricerca di suoni, strutture e melodie che vogliono andare oltre lo stereotipo di canzone così come viene intesa. Tradurre in musica le proprie esperienze di vita senza risultare scontati, ripetitivi o autocelebrativi è il nostro scopo principale.

Come nasce un vostro pezzo?

-Attraverso il confronto/scontro di cinque malati con concezioni e gusti musicali molto diversi.. A partire dalle idee dei singoli cerchiamo di sviluppare strutture e linee melodiche tutti assieme in sala, rielaborandole fino allo sfinimento, discutendone fino anche a litigare in certe occasioni. Da quest’approccio, talvolta lungo, siamo sempre riusciti a tirare fuori ciò che ci soddisfa musicalmente parlando. 

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

-Ogni membro della band ti risponderebbe in modo diverso a riguardo. Personalmente la canzone a cui mi sento più legato è My December.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

-L’elenco delle influenze musicali al nostro sound rischia di essere un elenco parecchio lungo, tendente all’ infinito direi! Personalmente quando penso ai primi passi che ci hanno portato ad Azalea vedo i Twelve Tribes di Midwest Pandemic (con cui suonammo ad un festival in Friuli diversi anni fa) ed ai Misery Signals di Mirrors (a cui abbiamo fatto da apertura per tutte le date italiane del loro ultimo tour europeo).

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?  

-Stiamo lavorando su un videoclip del singolo con cui abbiamo presentato il disco (The Romantic End). Presto ci saranno news a riguardo. Sul fronte live si stanno chiudendo in questi giorni le date di un tour europeo assieme ai nostri amici Neaera che partirà a fine mese. Ci saranno ovviamente anche date in Italia. Stay tuned.

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

-Al momento no. Nel corso degli anni abbiamo raccolto tantissimo materiale audio e video registrato in giro per palchi e tour, sia in Italia che all’estero. Magari un giorno potremmo metterci mano e proporre qualcosa..

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

-La “scena italiana”, se si può definire tale, e’ retta da un mucchio di musicisti che spesso, più che fare ciò che dovrebbero, suonare e proporre in modo credibile la propria musica, si slogano la mandibola a chiacchierare e banfare, rincorrendo pseudo idoli televisivi, mode e opinioni di gente interessata perlopiù solo a far soldi. Lo scegliere a priori di suonare solo ciò che ti soddisfa, di portare avanti un discorso musicale senza compromessi, se non quelli che ci si pone all’interno della band, ti mette al riparo dalle follie del music business.

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

-Se si guarda all’immediato, il download selvaggio di dischi, musica, video da internet può sembrare estremamente dannoso, vista la mancanza di guadagni e ritorni economici che aiutano la band, soprattutto se si sceglie la strada dell’autoproduzione. Dall’altro lato i mezzi e le possibilità date dalla rete sono davvero notevoli, soprattutto se si pensa a come si faceva promozione una volta. Personalmente ritengo, per una band votata alla dimensione live come la nostra, che il fare dischi e farli girare in rete non possa fare che bene, se si va oltre al discorso del download “illegale”. Gente che ti supporta venendo ai concerti o comprando il tuo merch continuerà ad esserci se fai musica bene e con coerenza.

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

-Penso ci avvalori a sufficienza. Sicuramente suonare certi generi musicali richiede un minimo di doti tecniche, ma pensare all’appagamento musicale del singolo musicista solo in base a quanto sia farcito di virtuosismi ciò che propone e’ molto riduttivo. Penso che il vero talento musicale sia totalmente svincolato da generi musicali, stili, capacità tecniche.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

-Anche in questo caso la wishlist sarebbe parecchio lunga e con preferenze diverse per ognuno dei membri della band.

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-Restando in tema di supporto alle band, italiane e non, alla musica con la M maiuscola, cito le parole del grande Chuck Schuldiner: Support Music, not rumors!

Maurizio Mazzarella