FREEDOM CALL - Land Of The Crimson Dawn

Steamhammer/SPV

I Freedom Call sono ormai una delle band cardine per quello che riguarda la scena metal non solo tedesca, ma anche europea e perché no, direi anche mondiale. Il gruppo tedesco è ormai attivo dal 1998, ovvero da ben quattordici anni e questo nuovissimo Land Of The Crimson Dawn, edito per la nota label Steamhammer/SPV, rappresenta il loro settimo lavoro in studio, che giunge a distanza di circa due anni dal precedente Legend Of The Shadowking, uscito a sua volta ben tre anni dopo Dimensions, disco che all'epoca fu il degno successore di quello che a mio modesto parere resta il loro miglior lavoro di sempre, ovvero The Circle of Life, un album che nel complesso resta insuperabile per intensità ed ispirazione, ma che comunque non toglie lustro a questo pregevole Land Of The Crimson Dawn. Da un punto di vista musicale infatti non ci sono novità, ma forse nessuno neanche le pretendeva, perché il marchio dei Freedom Call è diventato praticamente  inconfondibile. Il loro stile è sempre fedele a quello del classico power metal made in Germany, in una sorta di mix tra Gamma Ray ed Helloween. Il gruppo è rimasto sempre solido e compatto, tecnicamente non ha patito l'addio del batterista Dan Zimmermann (ormai in pianta stabile nei Gamma Ray), perché l'ex Sinner e Primal Fear Klaus Sperling e certamente un degno sostituto, ma da un punto di vista emotivo, sembra mancare qualcosa, perché manca una certa intimità trasmessa, che invece era presente nel lavoro precedente. Per farla breve, Land Of The Crimson Dawn è il classico disco che puoi attenderti dai Freedom Call, ma sembra leggermente più freddo, se pur valido da diversi punti di vista, come quello tecnico e compositivo. I brani sono infatti pressoché perfetti, giovano di strutture ed arrangiamenti impeccabili e sono articolati in maniera del tutto maniacale, l'impatto è buono ed anche la presa nel complesso è immediata, il problema di Land Of The Crimson Dawn consiste però nel fatto che risulta piuttosto scontato e prevedibile. Anche Chris Bay, se pur eccellente nella prestazione, si limita ed echeggiare a volte Kay Hansen, altre Micheal Kiske ed altre ancora Andy Deris, peccando di poca personalità. La produzione è invece molto buona, il suono è molto moderno ed attuale ed anche pulito, da questo punto di vista ogni possibile critica è superflua. Attenzione però, Land Of The Crimson Dawn è bene sottolineare che è un disco egregio, forse non all'altezza di The Circle of Life, ma è certamente valido. Diciamo che non è un passo in avanti, ma neanche un passo indietro e questo per gli amanti del settore può anche bastare. A me personalmente basta.

Voto: 8/10

Maurizio Mazzarella