GRIMOON - Le Déserteur

Macaco Records

Mentre erano in tour negli Stati Uniti, nel novembre del 2010, i Grimoon si sono fermati dalle parti di San Diego per registrare, sotto la guida di Pall Jenkins, cantante dei Black Heart Procession. Con "Le Déserteur" la band italo-francese si accosta idealmente al rock psichedelico posto tra la swinging london e le prime idee degli anni '70, ma non restano fuori però anche alcune atmosfere tardo sessantiane della scena musicale italiana. Questo album è molto bello e se siete appassionati delle dilatazioni del rock o delle sue dovreste farci un pensiero. La band canta in francese, ma si propone anche con l'inglese in "Draw On My Eyes", e il proprio sound è sempre stato una densa fusione di idee e stili. "Le Déserteur" fonde il folk, la psichedelia, tradizione popolare, reminescenze tardo-dark e tutto viene condensato nel recipiente di un rock pallido ma di personalità. L'elemento rock è blando, ma " Le Déserteur" non lo si potrebbe definire con altra etichetta. La tendenza a certi suoni rock '60-'70, evitando accuratamente altri nomi come termine di paragone, crea un clima e, appunto, atmosfere le quali riempiono la musica dei grimoon di più significati. Aprono l'album le chitarre acustiche e il flauto di "Le Couleurs de la Vie", semplice elegia campestre, "Souvenirs" è un pop-rock ballabile e "Monument Aux Dacserteurs" è dilatata, con voci su tappeti di synth, pianoforte e acustica, inframmezzati da robuste riprese, con il tempo scandito dalla batteria. Queste sono le prime tre canzoni e un torpore piacevole si diffonde senza fatica nei sensi. Si continua con altre cinque, tra cui "La Montagne Noir", bella ed epica, una specie di outtake dei PFM (scritto con le dovute cautele e sempre riferendosi al discorso delle atmosfere). L'allegria non manca a questo lavoro, non c'è solo introspezione o soavità, e "Directions" è un altro brano trascinante. L'album è chiuso da "Tango de Guerre", un pezzo fatale, scandito sui dettami appunto del tango, ma in chiave rock, e che parla e riflette di guerra, riferendosi all'ultimo conflitto mondiale. I Grimoon per questo nuovo album oltre a Jenkins, si sono fatti aiutare da Scott Mercado dei Manuok alla batteria, da Enrico Gabrielli, consueto collaboratore e da Giovanni Ferrario, già produttore di due dei precedenti dei Grimoon, per alcuni suoni di batteria e altro. I Grimoon hanno educato la propria musica ad avere un carattere delizioso.

Voto: 7,5/10

Alberto Vitale